Criticare israele non è antisemitismo – fermiamo il ddl gasparri

Criticare israele non è antisemitismo – fermiamo il ddl gasparri

Noi sottoscritti/e esprimiamo profonda preoccupazione per il disegno di legge presentato dal Senatore Maurizio Gasparri (DDL n. 1627), che punta a equiparare antisemitismo e antisionismo e introduce strumenti che possono essere usati per reprimere la libertà di espressione e la solidarietà, specialmente nei contesti scolastici e universitari.
Osservatorio Repressione

Riteniamo che questo disegno di legge, sotto forma di contrasto all’antisemitismo, contenga al suo interno disposizioni pericolose che potrebbero:

• Limitare la capacità di criticare le politiche dello Stato di Israele senza essere accusati ingiustamente di antisemitismo;
• Osservatorio Repressione
• Introdurre sanzioni disciplinari per docenti e ricercatori che formulano opinioni critiche nelle università;
• Osservatorio Repressione
• Limitare le iniziative di solidarietà, le conferenze, i movimenti studenteschi o associazioni che esprimono posizioni pro-Palestina o altre narrazioni alternative;
• Osservatorio Repressione
• Essere usato come uno strumento di repressione del dissenso politico, specialmente sui temi del conflitto, dei diritti umani e della giustizia internazionale.

Per questi motivi, chiediamo:

• Il ritiro immediato del DDL n. 1627 nella sua forma attuale, che contiene articoli discriminatori e liberticidi.
• Una revisione pubblica e trasparente, con consultazioni con accademici, associazioni per i diritti umani, studenti e cittadinanza attiva, per elaborare norme che contrastino realmente l’antisemitismo senza comprimere il diritto di critica politica.
• Chiarezza giuridica nella definizione di antisemitismo, in modo che la critica a Stati, governi e politiche non possa essere automaticamente assimilata all’odio razziale.
• Garanzie per la libertà accademica e del dibattito nelle scuole e nelle università: nessuna punizione per opinioni legittime e documentate, anche se dure e divergenti.
• Protezione del diritto di manifestare solidarietà con popoli oppressi, organizzare conferenze, dibattiti, installazioni o campagne nonviolente, senza timore di repressione legale.