Cavalle gravide torturate per ricavare un ormone utile agli allevamenti intensivi

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Cavalle gravide torturate per ricavare un ormone utile agli allevamenti intensivi

Gli allevamenti intensivi, per funzionare al massimo delle proprie capacità, necessitano di un farmaco che induce scrofe, bovini e ovini ad essere fertili immediatamente dopo il parto. Grazie a questo medicinale, il cui principio attivo è un ormone estratto dal sangue delle giumente gravide, è possibile massimizzare la produzione di carne. Ora, tale farmaco è in attesa di ricevere l’autorizzazione per l’immissione sul mercato italiano. La Italian Horse Protection(IHP) ha lanciato un appello affinché il Governo, e più nello specifico il Ministero della Salute, ne blocchi l’approvazione.

Il medicinale finito sul banco degli imputati si chiama Fixplan e, come anticipato, viene prodotto grazie agli ormoni ottenuti dal sangue delle giumente gravide. Queste, per produrre maggiori quantità di principio attivo, vengono spesso ingravidate e, successivamente, costrette all’aborto. Un processo crudele che serve ad estrarre l’ormone impiegato nella produzione di un farmaco che viene poi somministrato negli allevamenti intensivi per la produzione di carne in Europa, per indurre scrofe, bovini e ovini ad essere fertili fin da subito dopo il parto, per fare più piccoli possibile da destinare alla macellazione. Con il Fixplan l’azienda Syntex punta a recuperare i clienti che hanno smesso di acquistare l’ormone per altri farmaci che erano in commercio fino al 2018, a seguito delle proteste che si sono scatenate in Europa.

La lotta delle associazioni animaliste, compresa la IHP, è in corso ormai da molti anni, ma ancora oggi le società farmaceutiche non sembrano volersi arrendere: Le torture sulle giumente gravide sono state documentate fin dal 2015. Per questo molte imprese europee avevano smesso di usare il principio attivo Gonadotropina serica equina (PMSG) già nel 2018. Nelle scorse settimane, Syntex ha chiesto l’autorizzazione alle autorità europee per vendere in Europa il nuovo prodotto, il Fixplan, ed ha avanzato la richiesta attraverso la cosiddetta ‘procedura decentrata’ in base alla quale ogni singolo Paese deve dare il proprio via libera che è già stato concesso da Germania, Irlanda e Spagna.

Se l’Italia desse il proprio benestare alla commercializzazione del Fixplan darebbe contestualmente via libera a inenarrabili torture nei confronti di migliaia di cavalle, i cui corpi verrebbero sfruffati per fornire all’industria farmaceutica l’ormone “Pregnant Mare Serum Gonadotropin (noto anche come PMSG - in Italia anche Gonadotropina serica equina). Non si parla infatti di prelievi sporadici.

Le cavalle gravide vengono sottoposte a prelievi settimanali di sangue, con “donazioni” che possono raggiungere anche i 12 litri: per il povero animale il rischio di shock e morte è altissimo. Le gravidanze, pur di sfruttare le giumente al pari di sacche di sangue, vengono ripetutamente interrotte. Questo avviene in primis per le condizioni fisiche estremamente debilitate. Qualora riescano a portare a termine la gravidanza i puledri maschi vengono mandati al macello, mentre le femmine seguono la sorte delle madri. E quando per via dell’età, o dell’eccessivo sfruttamento, le cavalle non possono più restare incinta? Semplice, vengono mandate al macello.

Allo stato attuale in Italia non vengono prodotti farmaci contenenti PMSG. Va tuttavia evidenziato che un’indagine della IHP aveva permesso di scoprire l’importazione sul nostro territorio di tali medicinali ad opera delle aziende Intervet International (rappresentata in Italia dalla MSD Animal Health s.r.l.), Laboratorios Hipra e Virbac.

“Abbiamo invitato il Ministero ad opporre il proprio diniego con una lettera che ad oggi non ha ricevuto risposta - ribadisce Richichi - allegando gli esiti delle numerose investigazioni condotte dalla rete internazionale di associazioni della quale IHP fa parte: documenti, foto e video che mostrano in Argentina, sulla cui base sono stati presentate anche due denunce penali, una in Argentina e una in Germania. Chiediamo con forza alle autorità italiane di non concedere l’autorizzazione alla commercializzazione di questo farmaco”.

Diamo anche noi un contributo per fermare questa insensata crudeltà: raccogliamo più firme possibile e sosteniamo l'iniziativa di IHP!

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