
Bangladesh: quattro neo-mamme su dieci sono vittime di violenza
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Bangladesh: nuovo reparto maternità di MSF. Quattro neo-mamme su dieci sono vittime di violenza.
Nel campo di Kutupalong in Bangladesh, abbiamo aperto un nuovo reparto di maternità. In questo periodo, su dieci letti occupati, quattro accolgono donne Rohingya che hanno subito violenze sessuali. Nella struttura, costruita per resistere alla stagione delle piogge, ci sono stanze private per le neo-mamme che potranno essere assistite senza il rischio che qualcuno le identifichi o ascolti ciò che dicono.
“Quando è iniziato l'afflusso di Rohingya, molte donne sono venute da noi dicendo: sono stata stuprata dai militari o da abitanti del Rakhine: cosa posso fare?” racconta Roksana, ostetrica di MSF. Nove mesi dopo il picco delle violenze, le sopravvissute continuano a farsi avanti. “Arrivano ancora ogni giorno. Capita che in un primo momento non vogliano condividere le loro storie e devo incoraggiarle a parlare. Offro loro un primo soccorso psicologico. Dico: non è colpa tua, non aver paura, siamo qui per aiutarti”.
A causa della stigmatizzazione associata alla violenza sessuale, le sopravvissute corrono il rischio di essere respinte dalla comunità se la loro esperienza diventa pubblica. L'aiuto offerto comprende assistenza psicologica, assistenza medica e consultazioni presso agenzie specializzate se necessario.
Al di là dei casi di stupro, nella nostra clinica vengono ricoverate pazienti con emergenze mediche come eclampsia, emorragia post-parto, sepsi. Tra le donne Rohingya solo una minoranza sceglie l’ospedale, quattro su cinque partoriscono a casa, limitando il ricorso all’assistenza medica solo in caso di complicazioni.
Quando arrivano in ospedale spesso sono in condizioni davvero precarie” dichiara Yvette Blanchette di MSF. “I parti senza complicanze nell'ospedale di Kutupalong sono l'eccezione, più che la regola.”
Il nuovo centro di maternità, costruito con una struttura robusta di cemento, metallo e mattoni, è parte di un piano ambizioso per ricostruire un intero ospedale per rispondere alle esigenze mediche dei rifugiati e della comunità locale.
“Ci sono anche momenti preziosi. Come quando gestiamo un caso ostetrico complesso e la mattina arrivo in reparto e vedo la paziente seduta sul letto col sorriso sul viso. Questo rende la mia giornata davvero speciale” racconta Yvette Blanchette di MSF.
Tante donne Rohingya e i loro bambini hanno ancora bisogno di cure. Aiutaci a continuare.
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