
Ripristino pensione retributiva
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francesco pancin
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petizione
Le leggi Dini e Monti hanno sottratto alla maggior parte dei lavoratori il diritto ad una pensione commisurata agli enormi contributi versati nel corso della vita lavorativa. Dopo centinaia di migliaia di euro versati per pagare le pensioni di chi ci è andato con l’80% dell’ultimo stipendio e talvolta soli 15, 20, 25 anni attività lavorativa, la prospettiva è quella di trovarci a 67 anni di età e 40 e passa anni di lavoro con una pensione non molto diversa da quella sociale pagata agli attuali indigenti.
La proposta è quella di organizzare un movimento referendario per l’abrogazione del sistema contributivo e misto per il calcolo della pensione previsto dalle norme vigenti ed il ritorno al sistema retributivo per tutti con tetto di 2000-2500 euro per le pensioni in essere e future.
Ci si può domandare per quale motivo proporre un referendum sapendo che l’istituto del referendum non è ammesso per leggi che disciplinano la materia fiscale.
La questione, IN SOLDONI, è questa. Se i contributi a lungo versati non meritano il riconoscimento di una pensione commisurata allo stipendio, allora occorre far riconoscere dalla Corte che, nell’ambito di un sistema contributivo, il contributo versato non può essere assimilato ad una tassa ed alla sua naturale finalità.
Nessun beneficio è infatti rilevabile a fronte della tassa prelevata coattivamente dallo stipendio e pagata dal datore di lavoro, considerato che restituirà al lavoratore meno di quanto egli ha versato.
Due conti, per essere più chiari. Nel caso di uno stipendio lordo di 24.000 euro, pari a circa 1300 euro mensili il contributo previdenziale versato all’Inps da lavoratore e datore di lavoro è pari a €. 7.836. Senza contare la quota relativa al TFR (altri 1000 euro circa).
Tutto questo per oltre 40 anni rivalutato anche a tassi di mercato e modalità di investimento più che prudenziali MONTA UN CAPITALE che a 67 anni di età frutterà un rendimento ben superiore alla pensione che lo stato pagherà e che, base uno stipendio di 1300 euro, non sarà superiore agli 8-900 mensili nella migliore delle ipotesi.
In più, oltre al rendimento, vi sarà pure un capitale di cui disporre a scelta e lasciare in eredità.
In breve, delle due l’una. O ci sarà una pensione improntata all’attuale sistema retributivo ancora vigente o ci sia integralmente restituito quanto versato durane l’attività lavorativa.
Per questo serve un movimento referendario.
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