Resuscitiamo la Pasqua, affinché sia festiva per tutti!

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Resuscitiamo la Pasqua, affinché sia festiva per tutti!

Si sono ormai concluse, anche quest’anno, le vacanze pasquali con il ritorno al lavoro di molti di noi dopo aver riposato insieme ai nostri cari.

Eppure, non per tutti Pasqua è stata un’occasione di festa.

Anzi, a dirla tutta, Pasqua non è ancora una festività riconosciuta a tutti i cittadini del nostro paese.

La legge, infatti, individua le disposizioni in materia di ricorrenze festive e definisce l’elenco delle giornate considerate come festività a cui riferirsi per le sospensioni di attività. Purtroppo da quell’elenco la Pasqua è sempre stata esclusa.

Si tratta infatti di una legge del 27 maggio 1949 (la legge n. 260), ed a quei tempi la domenica veniva considerata come la giornata di sospensione settimanale delle attività e non si poteva nemmeno lontanamente immaginare che attività produttive o di servizio che non fossero essenziali (come invece lo sono la sanità, l’ordine pubblico o i trasporti) potessero svolgersi senza l’interruzione domenicale.

Non stupiva quindi certamente nessuno che nell’elenco di quelle festività non comparisse la domenica di Pasqua, poiché, data la normale sospensione domenicale, non era necessaria una seconda previsione per la Pasqua.

Sono però passati quasi settant’anni (68 per la precisione) e la domenica non ha più lo stesso riconoscimento di quel lontano periodo.

La domenica, oggi, in molti settori, diventa sempre di più una giornata di attività, tale e quale alle altre giornate della settimana e, in alcuni casi, addirittura di più (basti pensare alla folla domenicale dei centri commerciali).

Allora, in certi settori lavorativi (come il commercio ed il turismo), una persona può essere messa in servizio nella domenica di Pasqua senza che benefici in nessun modo del riconoscimento economico e normativo che viene invece riconosciuto per tutte le altre festività comprese nell’elenco dell’articolo 2 della Legge 260 del 1949.

Non solo.

Se il datore di lavoro decidesse unilateralmente di sospendere l’attività lavorativa nella giornata di Pasqua, per le persone che avessero, per contratto individuale, la domenica come normale ed ordinario giorno di lavoro, si viene a creare un problema di ore non lavorate e non retribuite che potrebbe addirittura ridurre la retribuzione mensile a meno di non recuperare quelle ore durante altre giornate o di utilizzare una perte dei permessi o delle ferie personali per compensare economicamente quelle ore non lavorate.

Sarebbe allora necessario che qualcuno, che siede laddove si fanno e si aggiornano le leggi, si ricordasse di quella omissione, fatta in un’epoca totalmente diversa da quella attuale e compisse un atto di civiltà restituendo alla Pasqua la dimensione di festività per tutti che, sfumata la sospensività domenicale, ormai non ha più da anni.

E visto che la domenica non è più, da tempo, sempre domenica… almeno si restituisca la domenica di Pasqua.

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