Petizione creata da:
Centro Studi Aleph e diretta a Scopri di più
Firme 0
Obiettivo 50000
Il Centro Studi e Ricerche “Aleph”insieme all'Associazione Culturale “Meandro”, visto l'alto valore socio-culturale della produzione cinematografica del regista Giuseppe Ferrara, intende bandire una raccolta firme da consegnare al Ministro della Cultura nell'intenzione di far conferire al cineasta toscano un premio alla carriera.
Informazioni sullo stato della petizione potranno essere reperibili sul sito delCentro Studi e Ricerche “Aleph”http://www.centrostudialeph.it/
Segue biografia di Giuseppe Ferrara:
Giuseppe Ferrara nasce a Castelfiorentino, in provincia di Firenze, il 15 luglio del 1932. Al liceo si fa notare per la indole polemica e contestatrice, caratteristica che lo accompagnerà in tutta la sua lunga carriera di cineasta, costringendolo a sostenere la prova d’esame di maturità fuori sede. Nello stesso periodo fonda un innovativo cineclub, che propone e analizza criticamente i recenti prodotti del Neorealismo; la sua attività è però fortemente osteggiata dal governo in carica; per il suo carattere di “novità“, è considerata «sovversiva». Gli anni successivi sono quelli dell’approdo a Firenze, all’Università, dove Ferrara si laurea in Lettere con una tesi proprio riguardante il "Nuovo Cinema Italiano", il cui relatore è Roberto Longhi; ricevuto l’alloro, Ferrara si sposta a Roma per frequentare il corso di regia al Centro Sperimentale di Cinematografia: durante le sue brevi "licenze" senesi, comincia a mettere a frutto quanto appreso nella capitale, con due corti in 16mm: Porto Canale e L’amata alla finestra, entrambi destinati a ricevere diversi riconoscimenti ufficiali.
Conseguito il diploma di regia nel 1959, fatica però a trovare degli sbocchi interessanti, anche a causa delle sue opinioni alquanto trasparenti. Nell’ambito di suoi periodici ritorni alla città natale, all’interno di un progetto sulla Resistenza, Ferrara gira Brigata partigiana, documentario che per la prima volta vede mescolarsi immagini ricostruite con materiali di repertorio, una fusione che diverrà presto la sua cifra stilistica peculiare.
Altri variegati aspetti della realtà senese sono affrontati e problematizzati in Tramonto della mezzadria, sullo spopolamento dei poderi di campagna, e Il pregiudizio sociale, inchiesta televisiva dedicata al celeberrimo Palio. Negli stessi anni germoglia e (si) alimenta la sua vocazione all’insegnamento, tramite una serie di trasmissioni radiofoniche sul cinema (Terzo Programma, 1964) e un ciclo di lezioni sul neorealismo italiano al Consorzio Toscano per le attività cinematografiche (e altri corsi negli anni seguenti). L’interesse per il "nuovo cinema italiano" si era peraltro già concretizzata nella pubblicazione di un volume omonimo, e cosa più importante, nella consapevolezza che questo movimento ha saputo essere «storia del presente, come visione storica dell’individuo e della società in cui esso vive». Sulla stessa falsariga darà alle stampe un volume su Luchino Visconti (1964) e uno su Francesco Rosi (1965). Nel frattempo prosegue, tra mille difficoltà e impedimenti, soprattutto legati ai finanziamenti e alle produzioni, la sua attività di documentarista e regista di corti.
A tutti gli anni sessanta riesce a portare a termine un’ottantina di opere. Esempio notevole può essere Le streghe a Pachino (1965), inchiesta sul silenzio di una Sicilia affetta da incurabile e assurda omertà mafiosa. Dopo una manciata di altri documentari sull’isola, è la volta di alcuni lavori svolti per una casa indipendente di sinistra, che utilizza il prodotto audiovisivo a fini di propaganda politica. È in questo frangente che Cesare Zavattini propone a Ferrara di partecipare a un progetto collettivo «che si propone[va] di fare assumere alla macchina la funzione di mezzo rivelatore e indagatore della realtà».
È attualmente docente di regia presso la Facoltà di "Scienze della Formazione" dell'Università di Perugia (sede di Terni) per il corso di: "Scienze e Tecnologie della Produzione Artistica".
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