Michelino ha diritto di crescere con la sua mamma

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Michelino ha diritto di crescere con la sua mamma

Alla c. a. Sindaco di Catania on.le Enzo Bianco,

all'Assessore alle Politiche della Famiglia Angelo Villari

e alla Direzione dei Servizi Sociali

Comune di Catania

Oggetto: richiesta di attivazione legge 149/2001, a vantaggio della madre del minore "Michele" e non affidamento del minore stesso alla Comunità

Egregio Sindaco, egregio Assessore e spettabile Direzione Servizi Sociali di Catania,

in merito al caso del minore che, per rispetto della privacy chiamiamo Michele, ma su cui i rappresentanti della fondazione La città invisibile hanno trasmesso richieste e progetti di intervento psico-pedagico, chiediamo che si attivi quanto disposto dalla Legge 149 del 2001 che all'art. 1 recita testualmente:

"1. Il minore ha diritto di crescere ed essere educato nell’ambito della propria famiglia. 2. Le condizioni di indigenza dei genitori o del genitore esercente la potestà genitoriale non possono essere di ostacolo all’esercizio del diritto del minore alla propria famiglia. A tal fine a favore della famiglia sono disposti interventi di sostegno e di aiuto. 3. Lo Stato, le regioni e gli enti locali, nell’ambito delle proprie competenze, sostengono, con idonei interventi, nel rispetto della loro autonomia e nei limiti delle risorse finanziarie disponibili, i nuclei familiari a rischio, al fine di prevenire l’abbandono e di consentire al minore di essere educato nell’ambito della propria famiglia. (......) I medesimi enti possono stipulare convenzioni con enti o associazioni senza fini di lucro che operano nel campo della tutela dei minori e delle famiglie per la realizzazione delle attività di cui al presente comma."

Il fatto che il minore Michele debba essere affidato ad una comunità senza comprovati e persistenti pregiudizi per la sua salute e integrità, e considerato che l'unica nota di rilievo potrebbe essere lo stato di indigenza della madre, vista l'assenza del padre, ci sembra legittimo verificare se fosse possibile evitare di destinare alle strutture cooperative (nel caso di Catania si parla di circa 80 euro al giorno a bambino, 2400 euro al mese per ogni bambino, 28800 in un anno, sono una somma significativa) tali oneri per la collettività al sostegno diretto e guidato e quindi al mantenimento del nucleo familiare, evitando lo sperpero di denaro pubblico.

Anzicché dare tali somme alla comunità, chiediamo che si offra un congruo sostegno alla famiglia del minore, che tra l'altro ha anche un'altra figlia di 8 anni, per assicurarle dignità e serenità.

Questo in funzione dei diritti tutelati dalla Legge 149/2001 e in applicazione delle prassi poste in essere dal programma Ministeriale PIPPI (http://www.minori.it/it/il-programma-pippi).

La soluzione comunità è stata messa in crisi da studi e ricerche autorevoli.

I cervelli dei bambini che vivono in comunità di assistenza (Istituti, comunità educative) subiscono delle alterazioni a livello neurologico: delle vere e proprie cicatrici. A metterlo nero su bianco è uno studio dei ricercatori dell’ospedale dei bambini di Boston, Harvard Medical School, che nel 2001 hanno analizzato gli effetti della istituzionalizzazione prolungata sui cervelli dei bambini ospiti negli orfanotrofi.

Pertanto chiediamo di valutare il fatto che il minore Michele viene inserito in una comunità anche perché presenterebbe "un lieve deficit cognitivo", e che tale deficit verrebbe aggravato dall'inserimento in essa.

Se poi si ritiene che il bambino non possa stare in famiglia (in particolare con la madre) perché lo si affiderebbe alla comunità solo per 5 giorni e 5 notti, escludendo il sabato e la domenica?

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