La sinistra che vogliamo: quali politiche ambientali

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La sinistra che vogliamo: quali politiche ambientali

"Può questo sistema capitalistico essere compatibile con la difesa dell'ambiente? Siamo convinti che non lo è. Ci vorrebbe invece una rivoluzione politico-economico-culturale. Un'economia fondata sulla misurazione del PIL, è incompatibile con la salvaguardia dell'ambiente, perché se l'assunto di base è che un aumento del PIL produce ricchezza e quindi maggiore benessere, va da se che è necessario aumentare all'infinito i consumi e quindi le risorse del pianeta. [b]SGUARDO D'INSIEME, SITUAZIONE E PROSPETTIVE[/b] Va da se che è un processo ingovernabile, perchè se l'aumento del PIL può teoricamente essere pensato all'infinito (tutti gli stati misurano la quantità di scambi di moneta intervenuti nell'anno e se questi sono aumentati rispetto all'anno precedente, dichiarano buona salute della propria economia) non altrettanto si può dire della disponibilità delle risorse che, invece, sono esauribili. E' chiaro che il processo sta dirigendosi verso un punto morto. Il punto di rottura è trovarsi di fronte al quesito: faccio aumentare il PIL, oppure salvaguardo le risorse ai fini di una maggiore salute ed ecosostenibilità? Il paradosso è che il PIL misura anche le transazioni monetarie che servono a riparare i danni scellerati dell'uso indiscriminato delle risorse. Si arriva al paradosso che maggiori malattie e catastrofi, aumentano il PIL, quindi la ricchezza, quindi il benessere della popolazione. Il freno a questo punto può collocarsi nel ripensamento sui consumi in generale e sulla possibilità di limitare il libero appropriarsi delle risorse e beni primari a fini di profitto individuale. Altro freno è quello di aumentare le reti di scambio, non mediati dall'uso della moneta, come le reti di economia solidale, costruite con l'intento di permettere uno scambio di merci, prestazioni e servizi, in modo ecocompatibile e democratico, evitando o diminuendo la transazione di moneta. Solidarietà, scambio, ecosostenibilità, diminuzione degli sprechi, utilizzo accurato delle risorse, risoluzione dello smaltimento alla fonte con non-produzione di prodotti inutili, sono tutte cose bisognose di un'attenta azione politica e di una illuminata azione legislativa. La crescità non è infinita, questa è la menzogna delle basi economiche capitalistiche, perchè viviamo in un mondo finito. Alcuni compagni dell'ex DS (tra cui Mussi e Calzolaio), prima delle elezioni 2006, avevano scritto un documento sull'inserimento di criteri ambientali nella contabilità nazionale, quindi anche nel calcolo del PIL. Andando oltre, inseriamo le considerazioni dell'impronta ecologica, del ciclo di vita dei prodotti, del BIL (benessere interno lordo). Le reti di economia solidale potrebbero essere l'orizzonte di quel recupero di tempo libero e di vita dei lavoratori di cui si riferisce nel contributo sulle politiche del lavoro. La Sinistra se ne deve occupare se vuole costruire davvero un'alternativa di società. Pensiamo sia necessario che una forza di Sinistra ponga al centro del proprio programma la questione dell'ambiente, si è finalmente capito che qualsiasi cosa si muova alla fine impatta sull'ambiente. Esempi ce ne sono a migliaia dalla politica industriale a quella energetica per fare gli esempi più eclatanti, passando poi alle politiche del riciclo e alle semplici abitudini di ognuno di noi. Fin qui posizioni di principio probabilmente largamente condivise e condivisibili, i problemi e le discriminanti iniziano quando si comincia a ragionare sulle ipotesi di salvaguardia dell'ambiente. Oggi India e Cina si sono messe a correre per una loro radicale trasformazione, il dio PIL è schizzato alle stelle e la richiesta sempre maggiore di risorse per sfamare quel dio insaziabile di conseguenza non conosce tregua. Come sostenere l'equilibrio della biosfera in questo contesto? Al crescere delle economie del Terzo mondo deve corrispondere un equilibrato decrescere delle economie del Nord del Mondo, affinché ci sia un riequilibrio sostenibile. E' realistico ? Ma soprattutto è concepibile nel capitalismo globalizzato dell'oggi ? Questa è la sfida che ci troviamo di fronte. Tuttavia non possiamo attendere la "caduta del capitalismo" per dar vita a politiche ambientali corrette e coerenti anche iniziando a livello locale, regionale e di singolo stato. Moltissime delle cose che utilizziamo, compriamo, consumiamo non ci servono. Ma la produzione di queste cose aumenta a dismisura l'utilizzo delle energie e delle risorse, che sono esauribili. E' possibile fondare l'economia, e poi il concetto di benessere della popolazione, sull'uso di cose inutili, se non spesso dannose agli stessi fruitori? Si apre una considerazione sulla politica che lascia libero chiunque di entrare nel mercato per produrre beni. Basta avere un'idea, creare un bisogno, renderlo indispensabile ed ecco il gioco è fatto. A scapito delle risorse, dell'ambiente, dell'economia reale. La medicina sembrerebbe essere quella che si chiama "rinuncia", decrescita. Per certi "beni", prodotti ai soli fini del profitto individuale, servirebbe una tassa ecologica che risarcisse, restituisse all'umanità, il valore del danno provocato dall'inutile spreco delle risorse. Una buona classificazione delle merci permetterebbe una distinzione ed un risparmio di una immensa quantità di risorse. Serve una politica, una legislazione, una filosofia che deve per forza di cose impegnare la sinistra, non essendo possibile sperare che qualcun altro possa farlo. La Sinistra deve iniziare a ragionare di decrescita felice. Sulle POLITICHE AMBIENTALI premettiamo una questione metodologica. Non è più pensabile considerarle una parte residuale e a se stante di ogni programma, ma è necessario considerarle trasversali a tutto l'agire politico. [i]...continua su [b]Aprileonline.info[/b][/i][br] (http://www.aprileonline.info/5070/quali-politiche-ambientali)

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La sinistra che vogliamo: quali politiche ambientali 15/11/2007 | firmiamo.it

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