L'appello contro un uomo solo al comando

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L'appello contro un uomo solo al comando

Appello ai parlamentari

Ignorando il risultato del referendum popolare del 2006 che bocciò a grande maggioranza la proposta di mettere tutto il potere nelle mani di un “Premier assoluto”, é ripartito un nuovo e ancor più pericoloso tentativo di stravolgere in senso presidenzialista la nostra forma di governo, posponendo a questa la indilazionabile modifica dell’attuale legge elettorale.

In fretta e furia e nel pressoché unanime silenzio dei grandi mezzi d’informazione la Camera dei Deputati ha iniziato a esaminare il disegno di legge governativo, già approvato dal Senato, di revisione della Costituzione in plateale violazione della disciplina prevista dall’articolo 138, che costituisce la “valvola di sicurezza” pensata dai nostri Padri costituenti per impedire stravolgimenti della Costituzione.

Ci appelliamo a voi che avete il potere di decidere, perché il processo di revisione costituzionale in atto sia riportato nei binari della legalità costituzionale.

Chiediamo, innanzitutto, che l’iter di discussione del disegno di legge costituzionale presentato dal Governo Letta segua tempi e modi rispettosi del dettato costituzionale, che garantiscano la necessaria ponderazione delle proposte di revisione, il dovuto approfondimento e anche la possibilità di ripensamento.

Chiudere, a ridosso delle ferie estive, la prima lettura del disegno di legge costituzionale, contrastando con le finalità dell’articolo 138 della Costituzione, impedisce un vero e serio coinvolgimento dell’opinione pubblica nel dibattito che si sta svolgendo nelle aule parlamentari.

In secondo luogo vi chiediamo di restituire al Parlamento e ai parlamentari il ruolo loro spettante nel processo di revisione della nostra Carta costituzionale.

L’aver abbandonato la procedura normale di esame esplicitamente prevista dall’articolo 72 della Costituzione per l’esame delle leggi costituzionali, l’aver attribuito al Governo un potere emendativo privilegiato, la proibizione di porre le questioni pregiudiziali, sospensive o di non passaggio agli articoli, l’impossibilità per i singoli parlamentari di sub-emendare le proposte del Governo o del Comitato, la proibizione per i parlamentari in dissenso con i propri gruppi di presentare propri emendamenti, le deroghe previste ai Regolamenti di Camera e Senato, costituiscono altrettante scelte che umiliano e comprimono l’autonomia e la libertà dei parlamentari e quindi il ruolo e la funzione del Parlamento, scelte che però non sono fini a se stesse.

Le conseguenze di tali scelte si riveleranno infatti in tutta la loro gravità allorché, una volta approvato questo disegno di legge costituzionale, l’istituendo Comitato parlamentare per le riforme costituzionali porrà mano alla riforma delle strutture portanti della nostra organizzazione costituzionale (dal Parlamento al Presidente della Repubblica, dal Governo alle Regioni) sulla base delle norme che oggi la Camera dei deputati sta approvando in flagrante violazione dell’art. 138.

Posto che, per la nostra Costituzione, il contenuto delle leggi di revisione deve essere omogeneo e specifico, in modo che i cittadini possano liberamente esprimere il loro voto, vi chiediamo ancora che le singole leggi costituzionali, omogenee nel loro contenuto, indichino con precisione le parti della Costituzione sottoposte a revisione. L’indicazione generica dei titoli I, II, III e V della seconda parte della Costituzione – si tratta di ben 69 articoli - e “delle disposizioni della Costituzione o di leggi costituzionali ad esse strettamente connesse” si sostanzia infatti nell’attribuzione all’istituendo Comitato parlamentare per le riforme costituzionali di poteri che non è esagerato qualificare “costituenti” in quanto implicano il possibile stravolgimento dell’intero impianto costituzionale. Non si tratta, in definitiva, di un intervento di “manutenzione” ma di una riscrittura radicale della nostra Carta fondamentale non consentita dalla Costituzione, che apre ampi spazi all’arbitrio delle contingenti maggioranze parlamentari.

Chiediamo, infine, che nell’esprimere il vostro voto in seconda lettura del provvedimento di modifica dell’articolo 138, consideriate che la maggioranza parlamentare dei due terzi dei componenti le Camere per evitare il referendum confermativo, in ragione di una legge elettorale che distorce gravemente e incostituzionalmente la rappresentanza popolare, non coincide con la realtà politica del corpo elettorale del nostro Paese. Rispettare questa realtà, vuol dire esprimere in Parlamento un voto che consenta l’indizione di un referendum confermativo sulla revisione dell’articolo 138.

E’ in gioco il futuro della nostra democrazia.

Assumetevi la responsabilità di garantirlo.

Alessandro Pace

Alberto Lucarelli

Paolo Maddalena

Gianni Ferrara

Cesare Salvi

Massimo Villone

Silvio Gambino

Antonio Ingroia

Antonello Falomi

Domenico Gallo

Raffaele D'Agata

Raniero La Valle

Beppe Giulietti

Mario Serio

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L'appello contro un uomo solo al comando 25/07/2013 | firmiamo.it

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