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Nicole Manfredini e diretta a Scopri di più
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A seguito della tragica morte della giovane Ilaria Boemi, le cui cause ancora non sono state accertate, ma i cui sospetti si dirigono verso l'ipotesi della droga, la giornalista Alessandra Ziniti ha deciso di oltrepassare il confine dei fatti ed elevarsi a giudice severo, producendo un articolo per la Repubblica a dir poco agghiacciante.
Non solo ha proposto una descrizione della ragazza esplicitamente giudicante:
Ilaria domenica sera cercava pasticche di ecstasy. Un paio di birre con gli amici in centro, nei pressi di piazza Duomo, la solita "canna" e poi la proposta: "Dai, andiamo a farci una pasticca ". Era particolarmente inquieta questa ragazzina di 16 anni con il viso sfigurato da cinque piercing, compreso una perla sulla lingua, il lobo dell'orecchio destro sfondato, i capelli cortissimi rasati alle tempie a darle un aspetto ancor più mascolino così come l'abbigliamento, jeans larghi, maglietta nera e scarpe da tennis.
Ma, non soddisfatta dal suo evidentemente incontrollato istinto al biasimo verso la giovane e forse la gioventù intera ("trasgressiva" e "fan di gruppi satanisti"), Ziniti ha alluso anche alla colpa fatale della madre:
Mihaela Ilie, 45enne romena, inserviente presso il Policlinico, aveva tentato invano di raggiungere preoccupata dal mancato rientro di quella figlia ribelle e trasgressiva con la quale aveva litigato poco prima che uscisse, dandole alla fine quei 20 euro che forse le sono serviti per acquistare la pasticca fatale.
Insomma un articolo dalla forte impronta moralistica, dominato dall'uso incosciente degli aggettivi, più appropriati per un libro di genere thriller, per una chiacchiera al bar, o per la ramanzina ai figli, piuttosto che per un quotidiano della portata di La Repubblica.
Chiediamo le scuse della sedicente giornalista e di La Repubblica alla famiglia di Ilaria, per aver trattato una tragedia quale è la morte di una ragazzina in modo non obiettivo, patetico e insensibile al tempo stesso, oltre che stigmatizzante ed irrispettoso; crediamo che non siano i piercing, le tempie rasate, i lobi dilatati o i gusti musicali a determinare la qualità di una persona e che il giudizio personale sul tema non debba trasparire in un serio articolo di giornale.
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