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Giuseppe Tuscano e diretta a Scopri di più
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È arrivato il momento di accogliere la musica tra i beni comuni e i valori tutelati dalle istitu¬zioni pubbliche. In questo caso, mi riferisco in particolare alla musica rock, che attraver¬so il suo forte vento di novità ha contributo al cambiamento della cultura, del costume, della società.
La diffusione planetaria, la costruzione di un mondo immaginario, il ruolo nello sviluppo sociale, economico e culturale confermano che occorre rilanciare l’attenzione verso la creatività musicale e artistica da parte delle Istituzioni preposte alla salvaguardia dei patrimoni universali.
Anche la Repubblica Italiana dovrebbe attribuire al Rock’n’Roll un riconoscimento ufficiale, conservando, tutelando e promuovendo tutte le sue forme materiali e immateriali, storiche, artistiche e culturali. Nonostante abbia avuto origine negli Stati Uniti, questo genere musi¬cale ha via via messo profonde radici in tutto il mondo e, spesso in forme e modi peculiari, anche nel nostro Paese.
Il riconoscimento e il sostegno delle istituzioni costituirebbero anche un volano economico, apportando un notevole impulso allo sviluppo sociale e culturale del Paese.
Il Rock’n’Roll ha dato un contributo ecce¬zionale, a partire dagli anni ’50, a modi¬ficare profondamente i costumi e il modo di pensare, a infrangere vecchi tabù, a farci uscire dal “piccolo mondo antico” dell’Italia post-bellica.
È stata una storia notevole di socializzazione, sprovincializzazione, visione internazionale.
La nostra storia italiana è stata innervata dalla sua penetrazione attraverso la musica, i juke box, il canto, il ballo, la moda, gli stili di vita.
John Lennon disse: “Prima di Elvis non c’era niente”. E Keith Richards, dei Rolling Stones: “Prima di Elvis il mondo era in bianco e nero. Poi è arrivato… ed ecco un grandioso tech¬nicolor”. Perfino il Presidente degli Stati Uniti, Barak Obama, nello storico discorso a Selma (7 marzo 2015) ha tra l’altro ricordato il signi¬ficato e l’importanza di questi filoni musicali: “Siamo gli inventori del gospel e del jazz e del blues, del bluegrass e del country, dell’hip-hop e del Rock‘n’roll, i nostri stessi suoni con tutto il dolce dolore e la gioia sfrenata della libertà.”
Guardando con gli occhi di oggi, pensando all’etica e alla morale attuale, bisogna che tutti ci interroghiamo sul fenomeno e gli stili musica¬li derivati, per affermare che la musica è una strada per creare un mondo più armonioso e felice. E il diritto alla felicità – ricordiamolo – è anche sancito in alcune Costituzioni e nella di¬chiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti.
Ci sono dunque tutti i presupposti per incoraggiare un movimento di opinione che sostenga la proposta di inserire ufficialmente anche il Rock’n’Roll nel patrimonio culturale dell’umanità. L’Unesco (organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura) lo ha già fatto nel 2009 per il Tango. Lo ha fatto, nel corso degli anni, anche per altre musi¬che e danze, espressioni di culture e tradizioni popolari, magari poco note, ma meritevoli di essere tutelate e valorizzate. Il Rock’n’Roll lo merita come musica universale.
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