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  • Esseri Umani, dopo lavoratori e ruoli sociali

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    alessandro vaccari

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      Dopo circa 10.000 anni di civilità, 2.000 di cristiansimo e 60 di Repubblica democratica in Italia siamo giunti alla conclusione che la vita non sia molto cambiata dall'inizio dei tempi, anzi... Se da un lato vivere oggi significa sperimentare un potere e un insieme di valori mai provato prima, dall'altro è un fatto ormai palese a tutti che lo sviluppo della società non ha saputo tenere conto dei valori più importanti del vivere quali l'equità sociale ed economica. In realtà da sempre popolo e suoi rappresentanti o capi sono divisi, perché non sappiamo riconoscere la contraddizione anche della democrazia che non è affatto il sistema migliore o quello dove vengano rispettati i diritti civili, sennò nemmeno questo sito esisterebbe! Non dobbiamo chiedere una riforma del lavoro, ma la sua abolizione, convinti che le premesse etiche di questa richiesta sono più giuste e vicine alla verità di ogni politica laburista, travestita da riforma, lotta per il progresso e giustizia. Non è vero! Abbiamo ragione di credere che quaranta o cinquant'anni al posto di lavoro, anche se garantito, non sono libertà ma controllo sociale. Nessun debito mondiale creato da altri, all'interno di una modalità economica e sociale non scelta da noi, è una frode a nostro danno e di ogni individuo che si ritenga un essere umano prima ancora che un lavoratore  o un cittadino. E' infatti questa sostanziale diversità di linguaggi, contenuti e premesse filosofiche che non ci consente di dare fiducia ad alcun governo di istituzioni, le quali per quanto rinnovate in senso etico, rimarranno pur sempre il nemico dell'essere umano quale istituzione fine a sé stessa, governo autocratico, capolavoro anarchico biologico. C'è un primato del diritto di Natura rispetto alle Leggi che è stato violentemente dimenticato in ragione degli interessi della società e del loro lessico: lavoratori, lavoro, pensioni, mobilità, spread, pensioni... Nessuno ha chiesto di nascere, guadagnarsi la vita ha senso solo se si esce dalla logica schiavistica, fascista, religiosa e demagogica del "diritto al lavoro". Il lavoro come controllo sociale è la causa reale dell'infelicità dell'essere umano, quando questo  baratta l'attenzione alla sua vera natura con le definizioni sociali  le quali fin'ora non hanno liberato l'Uomo da quanto promesso in alcun modo. Noi diciamo no ai ruoli sociali, no al denaro come mediazione economica sulla quale viene esercitata una commisione per il servizio, sì al merito individuale nelle discipline praticate liberamente per passione, attitudine e abilità. VIVI GRATIS, E' UN TUO DIRITTO BIOLOGICO. Per fare questo però bisogna procurarsi una super-etica individuale. Non ci servono capi né istituzioni, non ci sono mai serviti. Non abbiamo bisogno di una cittadinanza nazionale, come di un mercato globale pronto uso, se poi i capi non guidano ma comandano con la forza, la violenza e la repressione, se poi la nazionalità serve non ad essere orgoliosi di ciò che si è ma divide popoli e individui, nella politica come negli sports o nei più stupidi convincimenti raziali o culturali, se un oggetto di moda ruba la vita ad un bambino del Terzo Mondo per soddisfare il nostro status quo. Dobbiamo smettere di vivere sopra le nostre reali possibilità: non siamo buoni, non siamo intelligenti, non siamo né questo né quello. Sì certo, possiamo essere l'uno e l'altro e soprattutto siamo molte cose allo stesso tempo, per questa ragione la vita è difficile. Rinunciare a molte false e inutili identità significa sintetizzare l'attenzione verso solo ciò che è fondamentale.  Le mie otto ore di lavoro diventeranno anche quindici quando sarò motivato, quando lavorare sarà produrre, creare, regalare e condividere. Inorridisco di fronte a parole come posto di lavoro, risorse umane, mobilità, flessione.. Dobbiamo smettere di comprare e vendere ed in definitiva di essere comprati. Se la vita è un dono, smettere di regalare per cominciare a vendere è il più grande reato contro noi stessi che possiamo commettere. Viva la vita.

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