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G. C.
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A causa della drastica riduzione del FFO decisa dal Governo con la legge 133 i prossimi anni il bilancio di Ateneo potrebbe andare definitivamente fuori controllo. I tagli, colpendo indiscriminatamente e senza prevedere alcun meccanismo di premio dei comportamenti virtuosi, rischiano di mettere in difficoltà anche le realtà nelle quali le risorse per ricerca e didattica sono utilizzate in modo efficiente. Anche il decreto 180 non modifica il negativo quadro finanziario che pesa sugli Atenei italiani. In particolare, il decreto mantiene pesanti tagli verso l?Ateneo di Firenze e introduce discutibili modifiche sulle norme di reclutamento. Siamo certi che ciò porterà per la nostra Università pesanti conseguenze sia sulla didattica che sulla ricerca. Le scelte del Governo, tuttavia, non possono essere considerate l?unica causa delle estreme difficoltà finanziarie nelle quali si dibatte il nostro Ateneo. Nel quadro di una autonomia più formale che sostanziale, il lento declino del finanziamento della ricerca, il mancato riconoscimento degli avanzamenti di carriera nella quantificazione del FFO, il tetto fissato per legge all?entità delle tasse universitarie sono vincoli che limitano da molti anni il margine di manovra per la chiusura dei bilanci delle università italiane. Nonostante ciò, nell?ultimo decennio, l?Università di Firenze, in misura maggiore di quanto avvenuto in altri Atenei, ha visto costantemente peggiorare tutti i suoi indicatori di bilancio. Ad un programma di investimenti tanto ambizioso quanto impegnativo non hanno fatto fronte politiche virtuose relative ai costi incomprimibili, in primo luogo quelli del personale. Dal 2000 al 2005 il rapporto tra professori ordinari e ricercatori è cresciuto costantemente, solo successivamente ha cominciato a declinare per effetto dei pensionamenti, in un contesto di bilancio in cui i vincoli al turnover sono progressivamente cresciuti. Pur prendendo atto della gravissima situazione finanziaria in cui si trova l?Ateneo di Firenze, siamo fortemente preoccupati per i pesanti provvedimenti che il Senato Accademico ed il Consiglio di Amministrazione hanno deliberato nell?obiettivo di chiudere in pareggio il bilancio preventivo 2009. La chiusura forzata delle facoltà per risparmiare sulle bollette dell?elettricità e del riscaldamento; il taglio per centinaia di migliaia di euro dei fondi destinati al cofinanziamento dei PRIN; il pesante incremento dei prelievi applicati su fondi di ricerca, convenzioni conto terzi e bilanci dei master; la riduzione drastica dei trasferimenti ai dipartimenti e alle presidenze sono l?ultimo atto di una politica di bilancio da anni poco lungimirante che ha contribuito ad aggravare l?emergenza attuale. Per questo nei prossimi mesi porremo la massima attenzione alle scelte di bilancio affinché i fortissimi tagli a strutture e servizi non vadano a penalizzare ed intaccare la qualità delle attività didattiche e di ricerca. A tutto ciò si aggiunge la preoccupazione per il progetto, ripetutamente ventilato ma mai discusso in seno alle facoltà, di un intervento della Regione a supporto delle Università toscane con "eliminazione delle ridondanze" e "valorizzazione delle strutture di eccellenza". Il problema generale di governance che affligge il sistema universitario italiano risulta particolarmente acuto nella nostra regione, nella quale una cronica e colpevole mancanza di coordinamento ha contribuito a portare negli ultimi dieci anni tutti gli atenei toscani ad avere bilanci in grave dissesto. Ancora una volta la responsabilità di questa situazione non può essere attribuita soltanto alle scelte dei governi nazionali. Una parte non trascurabile di responsabilità grava su scelte più attente ad esigenze localistiche che all'interesse del sistema universitario toscano nel suo complesso, scelte molte volte irragionevoli e nocive promosse, o quantomeno non sufficientemente contrastate, dai vertici degli atenei toscani. Un processo di razionalizzazione del sistema universitario regionale può certamente avvenire, con il contributo fondamentale delle istituzioni regionali ma sempre nel quadro di un rigoroso rispetto dell'autonomia universitaria. Soprattutto un eventuale ingresso della Regione come attore nella governance del nostro Ateneo deve avvenire secondo un percorso trasparente e ampiamente condiviso, e non come frutto di operazioni di vertice. Ogni eventuale progetto deve essere tempestivamente reso pubblico e fatto oggetto di ampia discussione nei Consigli di Facoltà prima che qualsiasi decisione venga adottata dagli Organi di Governo dell?Ateneo. Per l?Università di Firenze si prolunga il periodo di sacrifici e difficoltà, durante il quale saranno indispensabili scelte dolorose, in vista delle quali l?attuale dirigenza appare inadeguata per motivi di opportunità e di sostanza. Innanzitutto perchè a Firenze l?emergenza generata dai tagli effettuati dal Governo è stata resa più drammatica da scelte sbagliate effettuate a livello locale negli anni passati. In secondo luogo perchè la nostra Università si trova a prendere decisioni strategiche per il suo futuro con un Rettore il cui mandato scade tra pochi mesi. Per tutti questi motivi, considerata la situazione di emergenza che l?Università di Firenze si trova ad affrontare, i ricercatori chiedono che, in vista delle prossime elezioni per il nuovo Rettore, tutti i candidati manifestino fin da ora pubblicamente le loro intenzioni, indicando le linee programmatiche che intendono seguire per la soluzione della crisi finanziaria dell?Ateneo e per la riforma della governance del sistema universitario toscano. E? indispensabile avviare al più presto il percorso verso la scelta di una nuova dirigenza che, forte di un consenso rinnovato, possa guidare il nostro Ateneo verso il necessario rilancio.
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