
ABOLIRE IL T.S.O.
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C. B. -
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petizione
Il T.S.O. è il trattamento sanitario obbligatorio strumento di coercizione psichiatrica applicato a persone che NON hanno commesso reati. Si basa su denunce di chiunque ha interesse a far sparire persone fastidiose. Le denuncie vengono fatte a personale psichiatrico e deliberate dal sindaco in quanto responsabile sanitario del territorio, in un secondo momento viene convalidato dal giudice tutelare. I sindaci hanno responsabilità giuridica sull'atto del trattamento sanitario obbligatorio. La coercizione è bandita dalla costituzione italiana ed è una forma di tortura che trova applicazione con escamotage medico. In nessun altro ambito nè medico nè giuridico è legittima la coercizione fisica. La truffa psichiatrica autorizza la violazione del principio fondamentale di libertà di espressione personale.
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commenti
Guido Emanuele Galasso
È un abuso perché in Italia manca il "disturbo della quiete pubblica" come condizione legittimante così in psichiatri si inventano la urgenza e la "pericolosità" che è un concetto molto vago (può essere applicato anche a un semplice normale pedone); TSO illegale ad Andrea Buffa: buffa.andrea.salvatore@gmail.com
18/01/2019M. C.
Una barbaria medievale, uno strumento di tortura e di poterne in mano alle forze dell'ordine per il controllo psicologico della popolazione. applicata il più delle volte con superficialità, su tanto più superficiali firme del sindaco (svegliato "disturbato" anche in pieno della notte). È come dire che sei un malato mentale se ti rifiuti di collaborare con la giustizia o con le forze dell'ordine. Tutto per creare un idea di ordine pubblico e di pulizia sociale dei soggetti ritenuti "pericolosi" e non si parla di criminali o "terroristi" ma di persone comuni. È legittimo avere una crisi di nervi, un esaurimento, una depressione, il problema non si risolve in questo modo facendo sparire le persone dalla realtà. vanno capite le cause sociali investendo in cultura non in armi...Come sempre è più facile dar potere ai militari che oggigiorno girano non solo con armi da fuoco ma anche di armi psicologiche. E credo fermamente che è un grande errore non abolire questa legge.
19/09/2018Stefania CORONA
Basta TSO
30/05/2018T. L.
Non sono favorevole a uccidere innocenti con leggi emanate da porci dello stato.
25/05/2018Marinella Ruiu
Il trattamento sanitario obbligatorio priva il paziente della propria libertà e dignità umana.Il paziente subisce un grande trauma e le terapie troppo pesanti lo annientano cone individuo..È una legge che per me va abolita .
07/01/2018filippo simone
ho avuto il tso è una cosa indegna,deve essere abolito
29/11/2017Alessia Trizio
Dopo il TSO non sei più la stessa persona garantito!
16/09/2017ELENA FRIGERIO
Ospedale Sant’Anna di Como. Un ospedale nuovo di zecca, con i muri di un beige pallido talmente immacolati che l’occhio vi si perde. Un ospedale che è stato costruito sopra dei rifiuti tossici, di cui la puzza di ‘ndrangheta si sente da lontano. Un ospedale che sulla facciata esterna ha disegnato un imponente albero spoglio, bianco, senza foglie. È la prima volta che entro in quell’ospedale. La prima amara sorpresa sono stati i parcheggi a pagamento: 1,50 l’ora, di più che parcheggiare in centro a Como. Provo un senso di fastidio nel pagarlo, anche se non so spiegarmi il motivo. Forse trovo semplicemente immorale che qualcuno stia guadagnando sui tanti parenti ed amici che ogni giorno si recano lì per trovare persone ammalate. Il reparto di psichiatria è al primo piano. I corridoi per arrivarci sono stretti e completamente spogli. Per entrare nel reparto devo suonare il citofono. Devo mostrare all’infermiera la carta d’identità, perché i minorenni non possono entrare. È per questo motivo che Sara non vede suo fratello di diciassette anni da quando è lì, cioè undici giorni, 264 ore totali. Quando la vedo lei mi sorride subito. Le chiedo se vuole scendere giù a prendersi una cioccolata al bar che ho visto al piano terra. Lei però dice che non può uscire dal reparto. Nessuno da lì può uscire. Al massimo deve avere il permesso del dottore, e comunque deve per forza esserci la madre, anche se Sara ha diciannove anni ed è maggiorenne per legge. Entro nella sua camera. Ci sono due letti, due comodini e una porta che da sul bagno. Sopra i comodini ci sono solo diverse bottiglie d’acqua, nient’altro. C’è anche una finestra con le tapparelle abbassate, da cui si vede solo la strada. Mi presenta la sua compagna di stanza. Ha più o meno la sua età, due piercing in faccia e i capelli di un rosa acceso. È lì seduta sul letto, che parla con la madre. Sara però non riesce a stare ferma, e in poco tempo si trasforma nella Sara che mi ricordo, quella che ama fare lunghe camminate e parlare con tutti. Usciamo dalla stanza. Noto che tutti i pazienti del reparto popolano il corridoio, chi seduto, chi fermo in piedi, chi camminando avanti e indietro con le cuffie nelle orecchie. Lei mi presenta a tutti, e io stringo la mano sforzandomi di sorridere. Sento una linea di divisione invisibile tra me e loro, che mi impedisce in qualche modo di essere spontanea. Per ogni persona che incontro mi viene automatico chiedermi il motivo per cui si trova lì. Molti sono giovani. Gli sguardi persi però accomunano tutti. Il corridoio finisce e noi torniamo indietro. Ci sediamo sul letto e parliamo delle nostre cose, come abbiamo sempre fatto. Io cerco di essere quella di sempre, di raccontare aneddoti divertenti e di fare progetti, ma inevitabilmente mi viene da buttare lì qualche domanda sulla sua situazione. Mi dice che prende tre pastiglie al giorno. Una le fa “riordinare i pensieri”, un’altra le fa l’effetto opposto, e la terza non sa neanche cosa sia. Sarà per il suo bene, comunque, anche se quando parla Sara sembra spenta, semibuia e vuota come la stanza dove è costretta a stare, ignara di quando potrà uscirvi, anche se di voglia di uscire ne avrebbe tanta. Mi fa vedere alcune foto di Instagram che le piacerebbe replicare a Como. Non vede l’ora di farsi il bagno del lago, in quel piccolo lido un po’ sperduto dove l’acqua è pulita. Il campo del cellulare però va e viene. Non ha la password del Wi-Fi. C’è, ma è solo per gli infermieri. Non c’è neanche una televisione in camera, e ad un certo punto inizio a chiedermi a cosa faccia lei tutto il giorno a parte dormire. Per fortuna nello zaino ho sempre qualche libro. Gli lascio quello che stavo leggendo, e lei ne sembra molto felice. Ho anche dei cioccolatini. Lei mi dice che non potrebbe prendere del cibo che viene da fuori, ma li accetta comunque, e subito dopo corre a offrirli agli altri. Mi ripete spesso quanto è felice che io sia venuta a trovarla. Mi dice che in undici giorni non è venuto nessuno, a parte la madre. Per consolarla le dico che forse i suoi compagni di classe non lo sanno, forse la voce non è girata. Lei però scuote la testa. La professoressa l’ha detto in classe. Tutti lo sanno, ma non è venuto nessuno. Per un attimo mi immagino la scena di quella classe, che magari ha perso una o due ore di lezione per parlare della compagna che è ricoverata nel reparto psichiatria. Mi immagino ciascuno che dice la sua teoria sulla cosa, sulle cause e su come crede che bisognerebbe aiutarla, ma che alla fine dell’ora tutti se ne tornano tranquilli a casa. Il solo parlarne avrà levato via il problema, avrà sbiancato le coscienze. Lei ormai è “da quell’altra parte”, come se non centrasse più con loro. Poi penso a come invece sarebbe andata se invece della psichiatria Sara fosse stata ricoverata per un osso rotto. Forse in quel caso avrebbe la camera piena di persone, il gesso pieno di firme e tanti libri da leggere sul comodino. Invece, in quel reparto le visite sono poche. Quando i pazienti si ritrovano a cenare nella sala comune e noi rimaniamo fuori, faccio un conto veloce. Siamo in quattro, compresa me e la madre dell’altra ragazza. Non dobbiamo aspettare tanto, la cena dura solo un quarto d’ora, durante il quale non si sente il minimo rumore, anche se la porta è aperta. Alla fine, ciascuno torna nella propria camera, in attesa della pastiglia della sera. Sara e la sua compagna di stanza si scambiano due commenti su quanto la ragazza anoressica abbia mangiato un po’ di più rispetto al solito. Sono le sette e mezza, il tempo delle visite è finito, e Sara mi ringrazia per essere venuta. Quando esco dall’ospedale, però, mi sento demoralizzata. In fondo, non mi sembra di averla aiutata granchè. Eppure ho visto il suo volto felice. Forse perché Sara non aveva bisogno di chissà che grandi cose. Aveva solo bisogno di qualcuno che ci fosse, di un briociolo di normalità. Una cosa semplice, così banale e stupida che nessuna delle sue compagne ci aveva pensato. Saranno state molto impegnate a parlare tra di loro della cosa, a discutere con la famiglia e a scuola, a sprecare tante “povera Sara” e magari anche a giocare a chi è la più dispiaciuta per lei. Perchè lì dentro, dove i diritti umani trovano giustificazione per essere ridimensionati e compressi, dove i colori sono contati, dove gli sguardi sono dispersi nell’attesa disperata di vedere qualcosa, lo stesso esserci, forse, è un atto che ha del rivoluzionario. Esserci vuol dire che quelle vite non appartengono a degli estranei, che quelle storie hanno un valore che non merita di essere dimenticato dentro frasi di circostanza. Perchè negli occhi di Sara e della sua compagna di stanza si vede l’ombra dell’immaginario futuro di due giovani ragazze, un futuro di cui nessuno vuole prendersi cura. Lì dentro non esiste la politica, il diritto, la cultura, la stessa essenza della vita. Tutto rimane chiuso fuori da quel corridoio, fino a che qualcuno non entra, non rompe quella barriera, fino a che qualcuno non smette di discutere per scegliere di esserci.
09/05/2017Lucio Casali
“Macron è pericoloso”, lo dice uno psichiatra . Il Prof. Adriano Segatori è psichiatra-psicoterapeuta, membro della sezione scientifica “Psicologia Giuridica e Psichiatria Forense” dell’Accademia Italiana di Scienze Forensi EMMANUEL MACRON che parla di “SDENTATI” per definire i poveri…MACRON che insulta i minatori dicendo che sono solo tabagisti e alcolisti…MACRON che definisce le donne “stupide e ignoranti”…..e non è tutto…MACRON, l’ UOMO NUOVO è uno…PSICOPATICO!! https://www.youtube.com/watch?v=_4qxmfse5EI
08/05/2017Edson Antonioli
Manifestazione nazionale a Roma il 20 maggio - Via il regime criminale di Bashar Al Assad ! Pace, libertà e giustizia per il popolo siriano ! - Portare di fronte a un tribunale internazionale Bashar Al Assad e tutti i responsabili di crimini di guerra e contro l’umanità !
05/05/2017AndreA AcecAst
I ? BARDO FIESTA https://www.facebook.com/pg/bardofiesta/videos/?ref=page_internal Daft Punk Sex ? !!! oral sex in particular blowjob Daft Punk ? !!! Fellatio Live https://www.facebook.com/listentodatradio/videos/1067746743294116/?video_source=pages_finch_thumbnail_video
29/04/2017Carmelo Anastasi
Emmanuel #Macron : Super Cadre #En Marche!
24/04/2017Carmelo Anastasi
EMMANUEL MACRON L’ancien banquier et actuel actionnaire de Rothschild est le candidat de la revolution sociale du capitalisme. Il est l’avatar de la fusion économico—étatique assumée. celui de la privatisation de tous les profits et de la socialisation de toutes les pertes, celui du “capitalisme sans frictions” de la silicon valley. Alors que son programme. avoué ou non- est le plus radical, le médias font de lui le moins “idéologue”, bien qu’il soit la continuité même du capitalisme actuel, sa conclusion logique, on fait de lui “la ropture”- Seulement, si les électeurs-amnésiques ne croient pas a son rôle social, lui le connait “très bien: celui d’accélerer la cybernétisation du capitalisme, ce qu’elle compterair de domination transversale publique et privée, de contrôle, d’évaluation et de surveillance permanente. La fusion de l ’intégralité des services administratifs de l’état en une seule plateforme, mesure centrale et pourtant absolutement indiscutée de son programme, ne représente pas autre chose.
23/04/2017Carmelo Anastasi
Italia 1992: un giornalista, diventato famoso per aver scoperto i mandanti di un clamoroso delitto politico, caduto in disgrazia, per salvarsi e guadagnare 800.000 $, deve estorcere un segreto ad un ideologo dell’opposizione, finito in carcere per reati fiscali ( Leonardo Facco?) Ma la missione gli riserverà molte sorprese.. Bisogna a questo punto che spieghi l’intera vicenda del caso Pannella. Il 5 dicembre 1989 Marco Pannella era stato sequestrato a Torino, vicino alla sede del Partito Radicale, in via San Tommaso, dove si stava recando a piedi da un vicino ristorante. Quattro sconosciuti l’avevano preso e costretto a salire su un’auto. Ci furono rivendicazioni da parte di diversi gruppuscoli (tra cui le Nuove Brigate Rosse), ma nessuna sembrava credibile. Di lui non ci furono più notizie. Lo stile del delitto faceva pensare alla mafia, e le sinistre diedero subito credito ad un complotto del crimine organizzato con ambienti della destra reazionaria. Chi nella realtà potesse impersonare questi famosi ambienti non si è mai saputo con precisione. Tutti comunque ci immaginavamo congiure di piccoli industriali (piccoli perché i grandi erano erano generalmente legati al governo, “rinnovatore e progressista“ per definizione, che ricambiava con tante sovvenzioni e leggine compiacenti) con biechi ufficiali fascistoidi e agenti dei servizi segreti in impermeabile. Naturalmente noi giornalisti allineati al governo, cioé quasi tutti, dammo ampio credito alla voce, parte perché ci credevamo e parte perché sapevamo di sostenere un ‘ipotesi comoda. Io, che tra i colleghi avevo la fama di usufruire di chissà quali informatori, mi potevo permettere di formulare ardite ipotesi, cosi’ ricche di particolari da non sembrare più ipotesi. ” Mettendo insieme le tessere del mosaico- scrivevo- che ci arrivano da voci incontrollate trapelate da ambienti vicini al Viminale, il rapimento del sottosegretario per gli aiuti al Terzo Mondo sarebbe stato deciso da una casa patrizia alla periferia di Roma, verso metà novembre, in un incontro in cui avrebbero partecipato industriali rampanti e ufficiali con ambizioni di junta alla sudamericana. Si dice anche che all’esclusiva serata fossero presenti alcuni agenti (forse ex agenti) dei servizi segreti…” Naturalmente era tutto inventato, ma, come ho detto era una storia che piaceva a chi contava e pur non essendoci un solo indizio concreto che lo avvalorasse la si dava ormai per vera.. Questo mi procuro’ una certa celebrità: il mio quotidiano passo’ i miei pezzi, relegati generalmente nella pagine interne di cronaca, in prima; un settimanale di alta tiratura mi offri’ cento milioni per “ulteriori particolari” sulla vicenda. Io accettai e mi inventai che si era “ormai prossimi al ritrovamento del corpo di Marco Pannella”. Mi misi cosi’ alla ricerca di un qualsiasi rinvenimento di cadavere che potesse darmi ulteriore slancio per sfruttare quella cuccagna, Trovai la notizia che faceva al caso mio: in una discarica abusiva presso Tortona, il 28 dicembre era venuto alla luce durante l’opera di un bulldozer un cadavere in avanzato stato di decomposizione. “Forse ritrovato il corpo di Pannella ” scrisse il mio giornale a tutta pagina.. Tuttavia, nonostante lo scempio fatto dal cingolato, in breve tempo si arrivo’ ad accertare che quello non era il corpo del leader radicale, ma, si presumeva, quello di un balordo sui trent’anni scomparso da alcune settimane. Stavo già mettendo a punto l’ipotesi di un depistamento, cercando di attribuire a chi conduceva le indagini la falsa identificazione (che invece era solo una mia idea), quando- era il 3 gennaio 1990- ricevetti una telefonata con la quale mi si invitava a recarmi in un ufficio della Sicurezza di Torino. Ci andai subito, ma temevo che volessere spiegazioni sulla fonte delle mie notizie. Trovai ad aspettarmi il commissario Iomma, col quale avevo avuto diverse volte a che fare, quando lui faceva trapelare per mio tramite le notizie che gli interessava andassero in giro. Di qui la mia fama di ben informato.
22/04/2017Rosa Landa
E' inutile ai fini della cura e della riabilitazione
09/04/2017Giovanni Odin
Ho vissuto nella Legione Straniera. Dirò innanzitutto perché mi arruolai nella Légion étrangère français Ho vissuto nella Legione Straniera. Dirò innanzitutto perché mi arruolai nella Légion étrangère français , la Legione straniera francese, affinché non si creda mi sia arruolato perché fossi un criminale. Premetto che, anche se vero che una buona parte dei legionari ha dei conti in sospeso con la giustizia, è altrettanto vero che l’altra parte non è affatto costituita da delinquenti. Molti sono i motivi per i quali ci si arruola nella Légion étrangère, ad esempio per puro spirito avventuristico, o incoscienza, o per dispiaceri, o perchè creduloni nella propaganda che la Legione si incarica di svolgere in molti ambienti. Quest’ultimo fu appunto il mio caso. Ero prigioniero di guerra in Algeria, prima in campo di concentramento, poi in una grande azienda agricola e qui molto sovente passava qualche propagandista della Legione che con belle parole ci prometteva mari e monti. Fu cosi che io, come molti altri prigionieri di guerra italiani, mi lasciai convincere e mi arruolai. Fu purtroppo un’esperienza che non consigli a nessuno, anzi dirò di più: durante la guerra sono stato volontario in reparti italiani d’assalto, ed ho al mio attivo i fronti italo-francese, l’albano-greco-jugoslavo, ed i vari fronti dell’Africa settentrionale; quindi per esperienza diretta affermo categoricamente, che, posto nella alternativa tra rivivere tutti quegli anni al fronte di guerra come soldato italiano, o il vivere altrettanto tempo pacificamente come legionario, ebbene, opterei senza esitazioni per la prima alternativa. Fatta questa premessa, vorrei spendere alcune parole sulla storia della Legione, che è certamente gloriosa, malgrado tutto. La Légion étrangère francese fu creata da Luigi Filippo, re di Francia nel 1831, onde servirsene per la completa conquista dell’Algeria. ( quest’Algeria che per molto tempo ha anelato a diventare, con pieno diritto direi io , un popolo libero e indipendente) Allora erano soltanto pochi battaglioni, composti per lo più da disertori di diversi eserciti europei. Circa un anno dopo, egli vendette al re di Spagna Ferdinando 7° che se ne servì per combattere contro Don Carlos, fu così che nacque la legione straniera spagnola chiamata “Las banderas”: essa è composta solo di pochi battaglioni e risiede abitualmente nel Marocco spagnolo. Più tardi però Luigi Filippo , memore dei grandi servigi resigli dalla legione, ne creò un ‘altra che è quella tuttora in vita. Essa ha scritto in passato, come di recente, pagine gloriose di storia gloriosa. La sua sede è a Sidi Bel Abbès, in Algeria, i suoi 8 reggimenti sono però sparsi un pò ovunque nel vasto impero coloniale francese, impero che si può affermarlo senza tema di smentite, è stato in buona parte, conquistato per la Francia proprio dalla Legione straniera stessa ! Essa ha combattuto in tutto il mondo, e per citare solo qualche nome, dirò che nel 1859 combatté, a fianco dei piemontesi, contro gli austriaci a Magenta e Solferino; dal 1863 al 1868 fu nel Messico, ove scrisse una delle più belle pagine della sua stroria; la Festa del Corpo (il 30 aprile) ricorda appunto una di quelle battaglie. I suoi reggimenti furono distrutti molte volte, citerò per tutti il reggimento di stanza ad Hanoi nel Tonchino (Indocina) che fu annientato durante l’ultimo conflitto mondiale e dei suoi quattromila uomini, solt anto una cinquantina ebbero salva la vita. Finita la guerra venne ricostituito e inviato nuovamente in Indocina e qui nuovamente distrutto nella battaglia di Dien-Bien- Phu. Le decorazioni francesi e straniere meritatte dalla legione e dai legionari si contano a centinaia, la sua bandiera è tra le più decorate del mondo. Ciò premesso cercherò quindi di dire in sintesi chi sono coloro che si rifugiano nella legione e quale può essere il trattamento che essa loro riserva. La legione è certamente il corpo militare più disciplinato del mondo; d’altra parte è comprensibile questa sua ferrea disciplina se si considera la sua composizione: nella legione si rifugia gente d’ogni ceto, classe e colore, vi sono stati nobili e principi russi, principi tedeschi, come il principe Federico Augusto cugino di Guglielmo II, che morì di tifo nella legione stessa come semplice legionario, vi furono ex gerarchi nazisti e fascisti, io stesso conobbi uno di questi ultimi che fu ministro durante il fascismo, come vi furono e vi saranno sempre in maggior parte, uomini dal passato oscuro, delinquenti d’ogni categoria e nazione. Hanno militato nei suoi ranghi anche ecclesiastici di un certo grado, infatti la legione può annoverare tra i suoi ex affiliati niente meno che un vescovo ortodosso di Costantinopoli. Chi si arruola nella legione straniera non è tenuto a dire il motivo che lo ha spinto a questo passo decisivo nella propria vita; alla legione poi poco importa che uno sia tedesco invece che italiano, o dica di chiamarsi Tizio invece che Caio; una volta nella legione per il legionario non c’è più patria alcuna, o meglio la sola sua patria è la legione! Il nome non ha nessuna importanza perchè a ogni legionario viene affibbiato un numero di matricola, e questo lo accompagnerà come un prigioniero di guerra o un carcerato qualsiasi per tutto il tempo in cui egli sarà un legionario e sarà il solo “nome” che conterà per la legione. Io non avevo nulla da nascondere, perciò ero arruolato con il mio vero nome e la mia vera nazionalità, ma per la legione tutto ciò non conta, si è solo legionari e basta. Il mio numero di matricola era 14728, sul libretto personale (che ancora conservo gelosamente) tutti i dati concernenti la mia situazione sono scritti in nero, mentre invece quello che concerne la nazionalità è scritto in rosso: nationalité déclarée italienne. La legione è composta in maggior parte da tedeschi: essi occupano, si può dire, tutti i posti chiave. Tra i tanti tedeschi ricordo un certo Volmer, uomo serio, coltissimo, che era alla legione da una ventina d’anni, e per oltre dieci anni era stato istruttore ai corsi annuali sott’uffuciali e conosceva quasi a memoria l’intero manuale del sott’ufficiale (circa un migliaio di pagine). L’ho avuto per 18 mesi quale comandante di sezione, non l’ho mai inteso scambiare una parola con qualcuno se non per ordini di servizio, e non ho mai visto il suo volto accennare ad un sia pur minimo sorriso. Ora, a diversi anni di distanza, a volte ancora mi domando quale mistero si celasse dietro a quel volto impassibile. Molti ufficiali venuti nella gavetta, come si dice in argot (o “gergo”, in questo caso militare) sono pertanto tedeschi: qui mi pare estremamente importante dire che non si può essere ufficiale se non si è francese e francese basta esserlo di adozione. La sola unica distrazione, o divertimento che dir si voglia, che può avere il legionario è l’alcool, è il bere fiumi di alcool; questo anche per il fatto che raramente i reparti della legione si trovano in centri abitati di una certa importanza: a causa di ciò fra gli anziani legionari (per anziani si intendono uomini con 15-20 anni di servizio) si conta una grossa percentuale di alcolizzati cronici; dirò a tal proposito che è tale il grado di alcolizzazione di questi uomini che quando lo spaccio della compagnia rimane senza vino e liquori essi si scolano (nel vero senso della parola) anche le bottiglie di profumo e acqua di colonia ! Un’altra piaga della legione è quella sessuale, dovuta appunto ai lunghi periodi di permanenza lontano dai centri abitati. Quando un aspirante legionario arriva al Forte Saint Nicolas in Marsiglia, il solo distaccamento della legione ufficialmente esistente nel territorio metropolitano francese dove vengono arruolati i legionari, per la zona europea, egli è inviato a Sidi Bel Abbès in Algeria, sede centrale della legione, ed è solo qui che porranno l’ultima firma e le impronte digitali e diventeranno legionari a tutti gli effetti. Qui egli viene sottoposto a visite mediche minuziose, radiografie, prova dell’udito, della vista,ecc… inoltre ogni segno particolare è scrupolosamente rilevato, come la presenza di cicatrici sulla pelle o di tatuaggi sul corpo. Se per ipotesi l’aspirante legionario, dopo aver sostenute le rituali visite di cui sopra, facesse un esame di coscienza e non volesse più firmare il suo ingaggio, eh! allora apriti cielo, verrebbe messo immediatamente in cella di rigore e Dio solo sa quanto durerebbe la sua detenzione! Ricordo un sardo che si era arruolato insieme a me e poi s’era pentito prima di firmare (per firma leggi: impronte digitali): ebbene, dopo 4 mesi era ancora in cella di rigore ! E poiché siamo in tema di prigione, anche se solo di tipo disciplinare, credo valga la pena di soffermarsi un momentino. Per essere punito di prigione basta una qualsiasi mancanza insignificante, ad esempio una tasca sbottonata o le scarpe non perfettamente lucide; é da notare che la punizione da sette giorni diventa sempre di novanta giorni perché viene automaticamente aumentata dal comandante dell’unità superiore cui si appartiene e cioé da comandante di battaglione, da comandante il corpo d’armata. Vediamo brevemente come vengono trattati i puniti: all’ora della refezione vengono schierati tutti sull’attenti con la faccia al muro, un piantone, dietro ad ognuno, ed a contatto dei talloni, posa una gavetta con un pò di brodaglia, quindi il sott’ufficiale comandante le prigioni (un tedesco) ordina il dietro front che va eseguito di scatto e regolarmente, così, eseguendo il comando si urta con i talloni la gavetta e il rancio va a farsi benedire ! Oppure i puniti vengono schierati su un rango sull’attenti, la gavetta davanti ad ognuno di essi; il comandante dice: attention pour bouffer, quindi scandisce tre colpi di fischietto, al primo si prende la gavetta, al secondo si mangia, al terzo si posa la gaveta a terra il tutto in meno di due minuti. Durante la siesta, dalle 12 alle 14, mentre per tutti i legionari è obbligatorio tassativamente il riposo, per i puniti in cella di rigore invece, zaino a spalle (lo zaino viene riempito con ben 40 chili di pietre, i puniti tutti a torso nudo, le bretelle dello zaino sono in filo di ferro) eseguiscono, comandati e sorveglaiti a vista, due ore di corsa, durante la quale vengono eseguiti i più svariati esercizi, dal passo dell’oca ( si marcia stando appollaiati sui calcagni) alla marcia sui gomiti, ecc.. tutto questo di scatto, a comando e stando di corsa; ad o gni errore di esecuzione sono scudisciate ! Di notte di tanto in tanto i puniti vengono annaffiati con un secchio d’acqua fredda gettata loro addosso dentro la cella da apposite feritoie, le celle sono piccolissime ed è pressochè impossibile distendersi, senza contare che a volte sono in 4 o 5 uomini ad occuparle ! Non ho la pretesa di aver detto nulla di segreto : sono cose che chiunque sia stato nella legione straniera conosce, anzi mi rincresce persino ricordare certe cose viste, vissute a finanche patite. Che dire ? ARRUOLATEVI NELLA LEGIONE STRANIERA ! La legione straniera non può offrire che pene e indicibili sofferenze , e poi il suo pane è tanto amaro che a distanza di molti anni ancora non riesco a dimenticarne lo sgradevole sapore. Giovanni Odin matricola 14728 Légion étrangère Français Sidi Bel Abbès, , Algérie nationalité déclarée italienne Da un reduce dell’ultimo conflitto mondiale abbiamo ricevuto e letto queste rievocazioni; della durissima vita ch’egli ha sofferto , quando, spinto dalle circostanze offerte dal momento, s’è trovato in Algeria, a far parte della famosa Legione straniera. Per molte ragioni, tali rievocazioni storiche sono non soltanto molto interessanti, ma estremamente istruttive ed utili per quella gioventù avventurosa che sentisse per caso un qualche desiderio d’arruolarvisi. Mi sia permesso dire che vi fu nella Legione un onorato cittadino torinese, una persona assai stimata (io ne ebbi la confidenza da una sua anziana sorella che non è più) non sono però autorizzato a svelare il motivo del suo arruolamento, né il suo nome, posso dire solamente che è stato un ufficiale italiano, credo nel servizio segreto, durante l’ultimo conflitto mondiale. Egli trascorse 15 anni nella Legione straniera, morì a causa di gravi malattie, contratte in Africa; il giorno in cui si accingeva a tornarsene a casa ormai vecchio, stanco, finito, aveva dato la sua nobile vita, come tanti altri, per una bandiera che non era la sua. . La sua rievocazione dei ricordi vissuti nella Legione straniera, arruolamento per la durata della guerra, arruolamento questo di favore, se si considera che la ferma normale è di 5 anni. Da prima Giovanni Odin fu destinato insieme a me nella tredicesima mezza brigata, che era sbarcata in Italia assieme all’ottava armata inglese, ma visto che molti legionari italiani appena in Italia disertavano, ci spedirono quasi tutti in Marocco al 3° reggimento di stanza a Fez. Qui fummo destinati all’otava compagnia montata, distaccata a Khenifra. Queste compagnie sono una specie di cavalleria, dotate di muli da sella in luogo dei cavalli, perché il mulo è molto più resistente alle fatiche delle grandi marce che possono durare anche dei mesi . Con queste marce a volte si giungeva fino al Congo o al Ciad, sempre alla ricerca di eventuali ribelli. A Khenifra conobbi, insieme a Giovanni, un legionario i cui genitori erano genovesi. Egli era nato in Algeria e non aveva mai visto l’Italia, ma era tale l’attaccamento che aveva per il Paese dei suoi genitori, che quando giunse all’età di vent’anni, piuttosto che essere arruolato nell’esercito regolare francese, trovandosi nell’impossibilità di venire in Italia, si arruolò nella Legione. Io lo conobbi quando aveva già 15 anni di servizio, mentre Giovanni lo conobbe in seguito, e era trattenuto per via della guerra: fummo congedati, lo stesso giorno; il poveretto aveva patito, sofferto, per 17 anni, ogni sorta di angherie piuttosto che rinnegare il Paese che egli considerav+a la sua sola Patria. La tenuta di marcia di queste compagnie comprende anche il cappotto di panno pesante, anche con temperature, che a volte in certi luoghi salgono oltre i 50 gradi. A volte (non sempre) durante la lunga marcia viene dato l’ordine di alzare i due angoli anteriori del cappotto, in modo da poter camminare più liberamente; questo è possibile, perché il cappotto francese è provvisto sui due fianchi, all’altezza della cintura, di un bottone e i due angoli inferiori del davanti sono provvisti entrambi di un’asola. Vorrei ritornare con qualche episodio sul trattamento riservato ai legionari che Giovanni non ha posto in evidenza. Un giorno il capo magazziniere s’era accorto della sparizione improvvisa di alcune lenzuola, allora si pensò bene e senza tentennamenti di mettere al fresco tre legionari sospettati del furto: l’aiuto magazziniere (un napoletano disertore dell’esercito italiano), un tunisino (che conosceva bene tutte le galere di Francia, di Tunisia, e d’Algeria e poi, non so come, s’era arruolato nell’esercito italiano di stanza in Tunisia) e, infine, un calabrese (ex brigadiere dei carabinieri): questi ultimi due erano sospettati perché erano in compagnia del primo. Mi fa orrore pensare alle torture che furono loro inflitte per costringerli a confessare il furto delle lenzuola; gli interrogatori a base di ogni sorta di supplizi, avvenivano sempre di notte: di giorno, perché si riposassero, erano costretti a svolgere sempre lavori pesanti; si aggiunga poi quello che ha detto precedentemente Giovanni riguardo ai puniti. Questo durò circa un mese intero, dopo di che furono tradotti alle carceri militari di Port-Lyautey, (uno lo dovettero trasportare con l’autolettiga ! ); qui subirono il processo. Risultato? Soltanto l’aiuto magazziniere (un napoletano disertore dell’esercito italiano) era il ladro delle lenzuola !: naturalmente non furono mai risarciti i danni e le invalidità subite dagli altri due disgraziati. Io stesso, una volta essendo di servizio come caporale di settimana, ricevetti tre scudisciate solo per non aver fatto correre un punito ! La cosa andò avanti così : mi erano stati affidati in custodia alcuni puniti che avevo portato alla cucina per fare dei lavori, quando il tenente-vice comandante la compagnia, mi ordina di portare il punito- Magi – in ufficio (la cicatrice che porto ancora sul labbro superiore è un ricordo lasciatomi da questo legionario, una volta che mi ero intromesso per sedare una rissa sorta tra lui e un’altro legionario). Ora costui non voleva saperne di correre (i puniti devono sempre compiere di corsa ogni loro spostamento ,come ricordava bene Giovanni); naturalmente io cercai, con le buone maniere, di convincerlo a correre, ma ahimè ! tutto fiato sprecato !: purtroppo il tenente, in attesa sulla porta dell’ufficio, ci stava osserva ndo molto attentamente; giunti a sei passi di distanza, secondo il regolamento, mi presentai con le parole prescritte Caporal Pittavino dix huit mois de service, À vos ordres , mon lieutenant ! , l’ufficiale introdusse il punito in ufficio e per risposta mi affibia tre scudisciate; quindi mi ordina di fare 5 giri di corsa attorno al cortile della caserma dicendomi: così impari come si fa a far correre i puniti ! In cuor mio maledissi per l’ennesima volta la Legione. E su questo punto sono sulla stessa linea di Giovanni e sicuramente di molti altri. A Colomb- Bechar, in pieno Sahara algerino, esiste anche la compagnia di disciplina, ma non ne ho avuto contatti diretti; posso dire soltanto che è preferibile essere condannati (magari innocentemente) ai lavori forzati, piuttosto che capitare là dentro in veste di punito.C’è un fatto che credo mio dovere far presente: è credenza di tutti che una volta indossata la divisa del legionario, per chi abbia dei misfatti sulla coscienza, sia impossibile essere arrestato; ebbene niente di più errato ! Specialmente ora con l’istituzione dell’Interpol, infatti, quando la polizia di un Paese chiede l’estradizione di un delinquente, una volta ccertati e documentati l’identità del legionario e il reato commesso, l’estradizione è quasi sempre accordata . Ho detto quasi non a caso perché (fatta la legge trovato l’inganno), se alla Legione facesse comodo tenersi il ricercato, nessuna legge o polizia di questo mondo riuscirebbe a toglierlo. Quando poi uno venisse arrestato e condannato al proprio Paese, una volta scontata la pena, non potrebbe mai recarsi nei territori di competenza della Legione, perché per lui è sempre valido l’arruolamento precedentemente firmato; egli avrebb e l’obbligo di ripresentarsi alla Legione per terminare il suo servizio; in caso contrario sarebbe arrestato e tradottovi con la forza. La cosa è diversa per chi scontasse la condanna nei territori francesi, in quanto verrebbe restituito direttamente alla Legione, non appena scontata la pena . All’ospedale militare di Khenifra , dove ero ricoverato con la malaria (altro ricordo della Legione) v’era appunto un legionario francese. I francesi possono arruolarsi alla Legione , però non come tali; essi si scelgono una nazionalità, salvo poi a chiedere la rattificazione dello stato civile, dopo qualche anno di servizio, ottenuto il quale, essi continueranno a prestare servizio effettivo nella Legione, non più a titolo straniero bensì a titolo francese. Generalmente chi fa questo, lo fa al solo scopo di essere favorito nella popria carriera militare e una volta raggiunto un certo grado , chiede il trasferimento all’esercito regolare. Costui doveva dunque scontare una condanna di sette anni per furto, si attendeva soltanto la sua guarigione per consegnarlo alla polizia, scontata la pena sarebbe stato riconsegnato alla Legione perché terminasse il reingaggio di 5 anni; così per una sciocchezza, invece di due, o tre anni di carcere, ne avrebbe scontati sette, gliene inflissero sette perché era contumace, più dieci di Legione, o d’interno !…Io gli auguro, se è ancora vivo, di essere ora un libero cittadino, e che abbia figli a cui insegnare che la roba degli altri va rispettata. Nella Legione difficilmente vengono rispettate le aspirazioni (legittime) dei legionari. Credo di spiegarmi meglio con qualche esempio. Se vengono richiesti degli uomini per frequentare qualche corso, non sono tenute in nessun conto le maggiori attitudini personali per una qualifica piuttosto che per un l’altra. Io fui inviato d’ufficio per un corso di rocciatore sulle montagne dell’Atlante (Ne conseguii peraltro il mio bravo diploma). Fu poi spedito a Port-Lyautey, per un corso di minatori, qui, a tutto mio vantaggio, successe che da allievo, in capo a due giorni, ero passato istruttore, questo perché (la Legione lo ignorava !) , nell’esercito italiano era già una delle mie specializzazioni. Degno di rilievo mi pare il fatto che gli allievi affidatimi non erano dei legionari, ma bensì dei militari francesi del genio. Anche per il corso caporali ero stato scelto d’ufficio, esso durò la bellezza di 4 mesi, fu questa un ‘altra dura esperienza che varrebbe la pena d’essere narrata ma non posso coprire tutto lo spazio che ci è stato gentilmente concesso (per cui sentitamente ringraziamo) a me ed a Giovanni Odin, ma non essendo di carattere generale dirò, solo a titolo di curiosità, che durante il corso ci era stata lasciata la sola divisa spahi, la divisa della cavalleria algerina, (di divise ne avevamo 4 in dotazione): con questa divisa addosso , durante la giornata si facevano diverse lezioni, al mattino teoria, il pomeriggio che era più caldo, lezioni pratiche e tattiche di combattimento, sempre di corsa, in piedi, a terra, in un fosso, dietro un masso,e così via, la maschera antigas (la mia ossessione !) sempre sul viso, ogni tanto l’istruttore ispezionava la maschera antigas per assicurarsi che non fossero state tolte le valvole di sicurezza, se ne avesse trovata una mancante, sarebbe successo il finimondo! Ora col sudore, la sabbia e il fango , si può ben immaginare in quale stato fosse divisa quando la sera si rientrava per il rancio: ebbene, il mattino seguente, alle cinque e mezza, ci sidoveva presentare puntuali all’adunata con la divisa pulita e ben stirata; da notare tra l’altro che la sera si doveva anche studiare, perciò niente libera uscita, dopo il silenzio della sera non il più piccolo rumore doveva essere udito nelle stanze e nessuna luce accesa ! Quanto sto per dire valeva ovviamente per tutti i legionari; al mattino, tra la sveglia e l’adunata c’erano 30 minuti, durante i quali si doveva aggiustare il letto, se in caserma , secondo gli ordini prestabiliti, quindi radersi, prendere il caffè, governare muli e cavalli e metterci in perfetta tenuta. Molte sono le definizioni date ai legionari: fra le altre, in molti luoghi, essi sono chiamati semplicemente come dei mercenari, ma se mercenario è colui che compie un atto, o seve una bandiera, magari illegalmente, per ottenere in cambio del denaro, ebbene questo non si addice certamente al legionario, in quanto la sua paga, almeno quando c’ero io, è molto inferiore alla paga del soldato regolare francese; infatti io percepivo durante il primo anno di servizio, 15 franchi al giorno, il secondo anno di servizio 20 franchi (gli scatti erano annuali, fino al tredicesimo anno di servizio, poi basta, e si arrivava a percepire sui 100 franchi al giorno) . Invece il militare regolare francese, nel territorio metropolitano e non in colonia dove invece io mi trovavo insieme a Giovanni, il secondo anno pecepiva 40 franchi, ne fanno fede i fogli di paga (che ancora conservo gelosamente, custoditi nella cassattiera del mio scrittoio pieno di carte e documenti vari avendo percepito io stesso questa paga i pochi giorni che fui a Parigi a l’École Militaire de la Place Joffre du 7 ° arrondissement de Paris in attesa di essere congedato e finalmente rimpatriato) .C’è, poi il premio d’ingaggio che nel mio caso fu di 1000 franchi, ed era di 3000 franchi per la ferma normale di 5 anni. Sulla Legione si potrebbe dire e scrivere molto di più, ma ripeto, non possiamo riempire lo spazio gentilmente concessoci per esporre il tutto. Giovanni ed io ci siamo limitati a raccontare solo alcuni fatterelli, a prima vista insignificanti, qualche fatterello accadutoci fra il 1944 ed il 1945 e sono purtroppo questi fatterelli, a prima vista insignificanti, e rendere al legionario la vita impossibile ! Una esistenza irta di spine, sempre sospesa fra la vita e la morte, mai un’ora di meditazione, un minuto di riposo; solo l’alcool la nostra unica distrazione dove poter affogare tutta la nostra tristezza, bottiglie di vino e di liquori sparsi per terra nelle nostre stanze (e in mancanza di essi, bottiglie di profumo e acqua di colonia !) mai un minuto di riposo,s empre in guerra, sempre in trincea, sedata una ribellione ecco che ne sboccia un’altra ! (Ove v’è la questione algerina) Dice uno slogan della Legione straniera: “Tutti i militari sanno vincere, il legionario sa soprattutto morire”, e purtroppo ciò corrisponde alla verità, infatti quante madri nel mondo hanno pianto e piangono ancora per i loro figli scomparsi? Sono migliaia, e molte di esse forse non sapranno mai, che essi giacciono là , sperduti in qualche parte del mondo, senza che nemmeno una croce indichi al viandante, che lì giace un eroe senza nome e senza patria che diede la sua vita combattendo, senza ideali, senza che nulla gli fosse dato e tutto chiesto per consolidare un impero di conquista di questo mondo, è destinato a sgretolarsi, perchè i popoli che si sono assoggettati hanno, come ogni popolo di questa terra, il diritto di autogovernarsi liberamente. Da un reduce dell’ultimo conflitto mondiale abbiamo ricevuto e letto queste rievocazioni; della durissima vita ch’egli ha sofferto , quando, spinto dalle circostanze offerte dal momento, s’è trovato in Algeria, a far parte della famosa Legione straniera. Per molte ragioni, tali rievocazioni storiche sono non soltanto molto interessanti, ma estremamente istruttive ed utili per quella gioventù avventurosa che sentisse per caso un qualche desiderio d’arruolarvisi. Mi sia permesso dire che vi fu nella Legione un onorato cittadino torinese, una persona assai stimata (io ne ebbi la confidenza da una sua anziana sorella che non è più) non sono però autorizzato a svelare il motivo del suo arruolamento, né il suo nome, posso dire solamente che è stato un ufficiale italiano, credo nel servizio segreto, durante l’ultimo conflitto mondiale. Egli trascorse 15 anni nella Legione straniera, morì a causa di gravi malattie, contratte in Africa; il giorno in cui si accingeva a tornarsene a casa ormai vecchio, stanco, finito, aveva dato la sua nobile vita, come tanti altri, per una bandiera che non era la sua. Giovanni Odin matricola 14728 Légion étrangère Français Sidi Bel Abbès, , Algérie nationalité déclarée italienne
01/04/2017Giovanni Di Benedetto
Il TSO è un abominio!!!
20/03/2017V. F.
"Matti da slegare. Una lotta radicale" http://www.radioradicale.it/scheda/503254/matti-da-slegare-una-lotta-radicale MATTI DA SLEGARE Penso di non svelare segreti destinati a essere tali, se dico che mi ha telefonato il tesoriere di Radicali Italiani Michele Capano per parlarmi di riforma del TSO. Gli ho espresso alcune mie considerazioni di fatto e di diritto, nel senso che il fatto non corrisponde praticamente mai al diritto. Mi sono però dimenticato di sottolineare che io vivo, di fatto e di diritto, in una sorta di TSO permanente, la cui legittimità sarebbe tutta da verificare. Ora, è vero che io oggi accetto determinate cure, ma sta di fatto che se per caso io non accettassi il mese prossimo di sottopormi al depot mensile, sarei IMMEDIATAMENTE sottoposto a trattamento sanitario obbligatorio, indipendentemente da ogni mia effettiva pericolosità. Funziona infatti che, contrariamente a quello che voi pensate, il TSO non viene imposto a soggetti effettivamente pericolosi, ma a soggetti che gli psichiatri ritengono meritevoli di cure, che sono due concetti molto diversi. Ora, e può darsi che non abbiano tutti i torti, i miei psichiatri ritengono che io debba essere soggetto a questa fiala mensile: se pure io non fossi PER NULLA pericoloso, se io il mese prossimo non mi recassi all'incoculazione, nel giro di un paio di giorni mi troverei la polizia locale sul pianerottolo a picchiarmi sulla porta per portarmi via, a un ricovero di almeno una settimana, nel corso del quale sarei costretto a subire l'incoculazione stessa. Come definire tutto ciò se non un TSO permanente, a mio avviso illegittimo?
20/03/2017R. L.
W l’ immigrazione selvaggia. Dà lavoro ai dipendenti pubblici. Emma Bonino in sintesi. Ma non solo Emma Bonino. Ricordiamo anche a Bergamo, il sindaco PD Giorgio Gori con la sua frase choc: “Bisogna importare 8 milioni di immigrati per sostituire gli italiani”. La Lega di Matteo Salvini fa scoppiare la polemica contro le dichiarazioni deliranti del sindaco PD di Bergamo, Giorgio Gori. Quest’ultimo, infatti, aveva detto che a causa del calo demografico di 8 milioni di persone che sta colpendo la popolazione italiana, sarebbe necessario importare nel nostro paese un eguale numero di migranti. Dunque, secondo Gori, invece di rilanciare delle politiche per il lavoro e per le famiglie al fine di incentivare le nascite, sarebbe meglio sostituire una parte degli italiani con gli stranieri. Queste posizioni hanno scatenato la reazione dei leghisti bergamaschi, che hanno deciso di lanciare una grande compagna contro il sindaco, attraverso dei giganteschi manifesti: “Invece che aiutare le famiglie, bergamasche ed italiane, a crearsi una famiglia, a fare figli, con tariffe ridotte e servizi ad hoc”, dichiaraAlberto Ribolla, capogruppo della Lega al Consiglio Comunale di Bergamo, “la soluzione di Gori è quella di importare 8 milioni di stranieri. Dopo aver risposto con due lettere alle esternazioni del Sindaco, la Lega Nord di Bergamo”, continua Ribolla, “ha deciso di rendere nota la propria preoccupazione per le idee dannosissime che porta avanti (e che ha ribadito martedì sera in una trasmissione su La7) attraverso la realizzazione di un maxi manifesto di impatto, che non lascia spazio ad interpretazioni.
14/03/2017F. F.
QUANTO È BRUTTO IL MESTIERE DI FARE IL VIP CON LA MORTE DEGLI ALTRI https://iltalebano.com/2017/03/01/fare-i-vip-con-la-morte-degli-altri/
12/03/2017Hamza Delkane
Non si può rovinare persone
11/03/2017M. T.
Firmo contro la legge sul tso perché deve prevedere casi tassativi di intervento non violento privo di consenso
11/03/2017V. V.
http://www.ildolomiti.it/cronaca/la-manifestazione-contro-la-violenza-sulle-donne-finisce-rissa-anarchici-contro-centro
11/03/2017D. H.
Se ancora non ci conosci.... arriveremo presto a casa tua ! http://www.areazione.net/index.php/chi-siamo/
11/03/2017Assunta Lecce
È giusto essere curati ma non imprigionati contro la propria volontà. Se si è in grado di ragionare
23/02/2017enrico rigon
fuck Psichiatry!
10/02/2017G. L.
Essere chiesa che soffre e discute – Che materiale si trova su Internet? AVVISO PRELIMINARE. SONO STATO MOLTO COMBATTUTO SE PUBBLICARE O MENO QUESTO POST. HO PAURA CHE POSSA ESSERE CONTROPRODUCENTE, PRESTARSI AD EQUIVOCI E FARE DEL MALE. MA SO ANCHE CHE MOLTI FRATELLI SINCERI DIVENTANO VITTIME DEL MARCIUME CHE SI TROVA SU INTERNET, E VORREI FARE QUALCOSA PER METTERLI IN GUARDIA. DEBBO QUINDI CORRERE Il RISCHIO. SO ANCHE CHE AMICI NON AVVENTISTI POTREBBERO LEGGERE CON SCONCERTO QUELLO CHE DIRÒ. RICORDO LORO CHE OGNI GRUPPO, OGNI FAMIGLIA, HA I SUOI PROBLEMI E CHE SE VOGLIONO AVERE STIMA DI NOI E VOLERCI BENE, TENGANO CONTO DELLA NOSTRA REALTÀ ANCHE NEI SUOI ASPETTI NEGATIVI CHE CONFESSIAMO UMILMENTE DI AVERE ANCHE NOI. LO PUBBLICO QUINDI ANCHE SE COL MAGONE IN GOLA E CON TANTI DUBBI. CHE IL SIGNORE CI AIUTI PERCHÉ NE VENGA COMUNQUE UN QUALCHE BENE PER TUTTI. Per quel che riguarda la Chiesa Avventista, su Internet come nella vita si possono trovare moltissimi buoni materiali, ma esistono anche elementi negativi sui quali sento mio dovere esprimermi. Penso alla realtà della mia chiesa come a un grande fiume che scorre liberamente ma che presso le sue due rive rallenta perché ostacolato dall’attrito con le sponde. Tra queste due sponde estreme suddivido i seguenti tipi di materiali. 1) Materiali accusatori o critici preparati da esponenti di altre chiese (non dalle chiese in quanto tali: ognuno ha i suoi crociati malaccorti e importuni!). Se riguardano le nostre dottrine possono essere sgradevoli, fuori posto, errati, ma sono senz’altro legittimi. I nostri membri sono o dovrebbero essere preparati a comprenderli e valutarli correttamente. Se non ne sono capaci, possono rivolgersi ai loro pastori o un fratello in fede d’esperienza e preparato, e ogni problema viene presto risolto. Se invece riguardano la storia della chiesa o di alcuni suoi esponenti, il problema diventa più complicato perché non tutti hanno l’esperienza, la conoscenza, l’abilità per rispondere. In ogni caso, ogni critica od opposizione giusta o ingiusta, deve diventare un’occasione per approfondire la nostra storia e la nostra fede. Io sono sicuro che se abbiamo accettato la fede cristiana-avventista con cuore sincero e consapevolezza reale, se abbiamo un buon rapporto con il Signore e con la comunità, non ci lasceremo scalfire dai dubbi e troveremo risposta ad ogni domanda. Per lo meno questa è la mia esperienza personale, anche se di critiche alla mia fede ne ho ricevute una infinità. I virus e i batteri, in genere infettano più facilmente chi ha giù un organismo debilitato, non i forti. 2) Materiali di critica e di accuse riportati da ex avventisti. Alcuni di costoro sono stati nella chiesa anche persone importanti, ed anche loro hanno il diritto umano e legale di esprimere le loro critiche. La Chiesa Avventista è una chiesa democratica e aperta che si presenta al mondo con sincerità e onestà. Non abbiamo archivi segreti e scheletri negli armadi da nascondere. Ogni membro può accedere, oggi in modo facilissimo tramite Internet, a tutte le sue pubblicazioni presenti e passate, ai suoi archivi storici, a tutto quello che hanno scritto i nostri pionieri inclusa Ellen G. White, a tutti i nostri statuti e regolamenti. Non abbiamo quindi nessuna paura della verità e ringraziamo se qualcuno ci aiuta a scoprire cose che non sapevamo. Il problema è quando le critiche e le accuse sono pretestuose, infondate e maligne. A volte succede che problemi vecchi di oltre cento anni vengano ripresentati come attuali (in questo il copia e incolla di Internet è straordinario) senza tenere assolutamente conto delle risposte e delle soluzioni che nel corso del tempo sono state offerte. Questo tipo di critiche è inaccettabile perché non onesto e va respinto. Sfortunatamente, molti che non conoscono la completezza dei fatti rischiano di lasciarsi trascinare lontano dalla fede comune. Ed è un peccato, perché potrebbero accedere facilmente alle soluzioni, alle risposte, se avessero il cuore disposto a cercare insieme ai loro fratelli in fede la verità. Su Internet, alcuni sono particolarmente critici verso il ministero di Ellen G. White accusata di ogni sorta di mali (grazie a Dio non ho ancora trovato l’accusa di essere stata un’adultera!). A volte, questi critici erano stati precedentemente dei sostenitori quasi idolatrici della White, ergendosi magari a suoi propugnatori appassionati verso il resto della comunità; tranne poi a diventare dei suoi nemici sfegatati quando hanno scoperto la sua umanità o qualcosa che, a parere loro, non andava. Sappiano i nostri fratelli ed amici, che abbiamo buone risposte alle critiche fatte, se solo vogliono conoscerle. Ma scoprirle a apprezzarle richiede impegno, studio, capacità di vedere l’insieme di una realtà. Molto più facile essere contro. È come per la nostra salute: se vogliamo stare bene dobbiamo badare a tante cose; se vogliamo rovinarci ne basta solo una. 3) Critiche e accuse rivolte da persone che sono e che vogliono essere considerate membri della Chiesa e che in genere si presentano come dei riformatori e dei maestri che tutto sanno e che tutto hanno capito. Questi possono essere divisi in vari gruppi. Per semplificare diremo che ci sono quelli che si considerano “progressisti” o “liberali”, e quelli che si considerano “conservatori” o “protettisti” (permettetemi di inventarmi questo termine”, quelli cioè che vogliono proteggere il patrimonio passato – a volte solo nella loro opinione - da ogni cambiamento. Permettetemi di dire che la chiesa ha bisogno di proteggere il suo patrimonio passato, la sua fede, il senso della sua storia; per cui benvenuti siano i fratelli che incarnano questa esigenza. Allo stesso modo abbiamo bisogno di quelli che sentono il bisogno di un cammino in avanti, di un progresso, di uno sviluppo. Quindi benvenuti siano anche i progressisti. Il problema non sta in questi due atteggiamenti o orientamenti in sé. Il problema nasce quando queste esigenze legittime si accompagnano a presunzione, ignoranza, individualismo, esibizionismo, settarismo, anarchia, malignità. Personalmente sono stato inserito (come si usa fare) in gruppi Fecebook di entrambi gli orientamenti. In un gruppo “progressista”, il creatore-animatore stava ad accusare i dirigenti della chiesa in ogni modo possibile, anche perché il tono della loro predicazione non era così brillante e festaiola di quella che trovava in altre chiese portate ad esempio (che lui sia un uomo di spettacolo potrebbe avere influito sulla sua opinione). Ellen G. White veniva accusata di essere una malata mentale, una cattiva madre, una massone ecc. Per lui non contava il fatto, per limitarci a quest’ultimo caso) che Ellen White avesse esplicitamente criticato la massoneria e che non ne condividesse la fede e le pratiche, massone era e massone doveva essere. E non c’era possibilità di discussione e chiarimento. Se rispondevo ad una accusa lui ne tirava fuori un’altra e andava avanti. La verità che voleva predicare non era la verità dei fatti esaminata con serenità e completezza, contestualizzata. La verità la costruiva lui andando a spigolare anche lui su Internet e tra gli oppositori della chiesa, ma si vantava di essere un fedele membro “liberale” della chiesa che intanto distruggeva. Dopo un poco mi sono ritirato da quel gruppo. Non so se esiste ancora. Se è così mi dispiace per quanti vi partecipano. Su lato opposto, ci sono dei gruppi che pensando di incarnare il vero spirito profetico dell’avventismo e che stanno a parlare di come prepararsi alle persecuzioni finali, di come l’apostasia sia giunta ormai al culmine come dimostrerebbe tutto il male che riescono a raccogliere e pubblicare sui propri fratelli e sugli altri. Partecipano a questi gruppi anche fratelli buoni e generosi, desiderosi di fedeltà e di bene. Ma c’è il rischio anche qui di essere squilibrati, di credere e andare avanti per slogan che non diventano necessariamente più veri solo perché continuamene ripetuti. In genere sono persone favorevoli al complottismo internazionale, si sentono talmente oppressi dal male da non riuscire a vedere il bene che li circonda. Ed hanno bisogno di raccogliere denunce, accuse, critiche per alimentare la loro passione e il loro senso di appartenenza alla vera fede. Il complottismo politico ed economico viene qui trasportato all’interno della fede e della chiesa. E qui, si formano altri due gruppi: uno lotta per la fedeltà alla Conferenza Generale contro tutti i deviazionismi possibili che riescono a intravvedere; l’altro getta sfiducia anche contro la Conferenza Generale perché ormai il complotto avrebbe avuto così tanto successo che la chiesa sarebbe inquinata “dai Gesuiti” fino al massimo livello della sua dirigenza. Una delle massime vette di questi difensori della purezza è quella raggiunta da quanti accusavano il famoso nostro professore Samuele Bacchiocchi di essere una spia gesuita entro la nostra chiesa. La prova? aveva studiato presso una università gestita dai Gesuiti. Che poi Bacchiocchi abbia dedicato tuta la sua vita a difendere il sabato e tutte le dottrine avventiste, e che abbia fatto in giro per il mondo conferenze non benevole neppure sui Gesuiti, questo non conta: spia gesuita era e spia doveva doveva rimanere, senza possibilità di discussione: lo dice la sacra ideologia complottista! Dato questa infiltrazione corruttrice dei poteri forti del mondo dentro la chiesa, la conclusione è che bisogna prepararsi a vivere senza organizzazione, andando ognuno per conto proprio e formando dei piccoli gruppi che conservino pura la verità, naturalmente guidati da questi esempi di spiritualità e buon senso cristiano. Il mio appello, quasi certamente inascoltato, a quanti alimentano questi gruppi è di smettere. Potrebbero fare cose molto più belle e buone per il loro popolo. Spero sia ascoltato l’appello a quanti si avvicinano a questi gruppi con sincerità di cuore perché stiano alla larga dal canto delle sirene che attirano molto ma che poi ci fanno diventare schiavi. Preghiamo perché il Signore ci protegga dal male e non esponiamo noi stessi alla tentazione. Prossimo post: Il peccato originale di molti gruppi Facebook e di tanti animatori su Internet. PS. Leggo che domani 7 febbraio è la giornata dedicata ai ragazzi per la sicurezza sul web. Mi sembra che ce ne dovrebbe essere una anche per gli adulti, ma servirebbe se non si vuole imparare?
07/02/2017G. L.
Essere chiesa che soffre e discute – Che materiale si trova su Internet? AVVISO PRELIMINARE. SONO STATO MOLTO COMBATTUTO SE PUBBLICARE O MENO QUESTO POST. HO PAURA CHE POSSA ESSERE CONTROPRODUCENTE, PRESTARSI AD EQUIVOCI E FARE DEL MALE. MA SO ANCHE CHE MOLTI FRATELLI SINCERI DIVENTANO VITTIME DEL MARCIUME CHE SI TROVA SU INTERNET, E VORREI FARE QUALCOSA PER METTERLI IN GUARDIA. DEBBO QUINDI CORRERE Il RISCHIO. SO ANCHE CHE AMICI NON AVVENTISTI POTREBBERO LEGGERE CON SCONCERTO QUELLO CHE DIRÒ. RICORDO LORO CHE OGNI GRUPPO, OGNI FAMIGLIA, HA I SUOI PROBLEMI E CHE SE VOGLIONO AVERE STIMA DI NOI E VOLERCI BENE, TENGANO CONTO DELLA NOSTRA REALTÀ ANCHE NEI SUOI ASPETTI NEGATIVI CHE CONFESSIAMO UMILMENTE DI AVERE ANCHE NOI. LO PUBBLICO QUINDI ANCHE SE COL MAGONE IN GOLA E CON TANTI DUBBI. CHE IL SIGNORE CI AIUTI PERCHÉ NE VENGA COMUNQUE UN QUALCHE BENE PER TUTTI. Per quel che riguarda la Chiesa Avventista, su Internet come nella vita si possono trovare moltissimi buoni materiali, ma esistono anche elementi negativi sui quali sento mio dovere esprimermi. Penso alla realtà della mia chiesa come a un grande fiume che scorre liberamente ma che presso le sue due rive rallenta perché ostacolato dall’attrito con le sponde. Tra queste due sponde estreme suddivido i seguenti tipi di materiali. 1) Materiali accusatori o critici preparati da esponenti di altre chiese (non dalle chiese in quanto tali: ognuno ha i suoi crociati malaccorti e importuni!). Se riguardano le nostre dottrine possono essere sgradevoli, fuori posto, errati, ma sono senz’altro legittimi. I nostri membri sono o dovrebbero essere preparati a comprenderli e valutarli correttamente. Se non ne sono capaci, possono rivolgersi ai loro pastori o un fratello in fede d’esperienza e preparato, e ogni problema viene presto risolto. Se invece riguardano la storia della chiesa o di alcuni suoi esponenti, il problema diventa più complicato perché non tutti hanno l’esperienza, la conoscenza, l’abilità per rispondere. In ogni caso, ogni critica od opposizione giusta o ingiusta, deve diventare un’occasione per approfondire la nostra storia e la nostra fede. Io sono sicuro che se abbiamo accettato la fede cristiana-avventista con cuore sincero e consapevolezza reale, se abbiamo un buon rapporto con il Signore e con la comunità, non ci lasceremo scalfire dai dubbi e troveremo risposta ad ogni domanda. Per lo meno questa è la mia esperienza personale, anche se di critiche alla mia fede ne ho ricevute una infinità. I virus e i batteri, in genere infettano più facilmente chi ha giù un organismo debilitato, non i forti. 2) Materiali di critica e di accuse riportati da ex avventisti. Alcuni di costoro sono stati nella chiesa anche persone importanti, ed anche loro hanno il diritto umano e legale di esprimere le loro critiche. La Chiesa Avventista è una chiesa democratica e aperta che si presenta al mondo con sincerità e onestà. Non abbiamo archivi segreti e scheletri negli armadi da nascondere. Ogni membro può accedere, oggi in modo facilissimo tramite Internet, a tutte le sue pubblicazioni presenti e passate, ai suoi archivi storici, a tutto quello che hanno scritto i nostri pionieri inclusa Ellen G. White, a tutti i nostri statuti e regolamenti. Non abbiamo quindi nessuna paura della verità e ringraziamo se qualcuno ci aiuta a scoprire cose che non sapevamo. Il problema è quando le critiche e le accuse sono pretestuose, infondate e maligne. A volte succede che problemi vecchi di oltre cento anni vengano ripresentati come attuali (in questo il copia e incolla di Internet è straordinario) senza tenere assolutamente conto delle risposte e delle soluzioni che nel corso del tempo sono state offerte. Questo tipo di critiche è inaccettabile perché non onesto e va respinto. Sfortunatamente, molti che non conoscono la completezza dei fatti rischiano di lasciarsi trascinare lontano dalla fede comune. Ed è un peccato, perché potrebbero accedere facilmente alle soluzioni, alle risposte, se avessero il cuore disposto a cercare insieme ai loro fratelli in fede la verità. Su Internet, alcuni sono particolarmente critici verso il ministero di Ellen G. White accusata di ogni sorta di mali (grazie a Dio non ho ancora trovato l’accusa di essere stata un’adultera!). A volte, questi critici erano stati precedentemente dei sostenitori quasi idolatrici della White, ergendosi magari a suoi propugnatori appassionati verso il resto della comunità; tranne poi a diventare dei suoi nemici sfegatati quando hanno scoperto la sua umanità o qualcosa che, a parere loro, non andava. Sappiano i nostri fratelli ed amici, che abbiamo buone risposte alle critiche fatte, se solo vogliono conoscerle. Ma scoprirle a apprezzarle richiede impegno, studio, capacità di vedere l’insieme di una realtà. Molto più facile essere contro. È come per la nostra salute: se vogliamo stare bene dobbiamo badare a tante cose; se vogliamo rovinarci ne basta solo una. 3) Critiche e accuse rivolte da persone che sono e che vogliono essere considerate membri della Chiesa e che in genere si presentano come dei riformatori e dei maestri che tutto sanno e che tutto hanno capito. Questi possono essere divisi in vari gruppi. Per semplificare diremo che ci sono quelli che si considerano “progressisti” o “liberali”, e quelli che si considerano “conservatori” o “protettisti” (permettetemi di inventarmi questo termine”, quelli cioè che vogliono proteggere il patrimonio passato – a volte solo nella loro opinione - da ogni cambiamento. Permettetemi di dire che la chiesa ha bisogno di proteggere il suo patrimonio passato, la sua fede, il senso della sua storia; per cui benvenuti siano i fratelli che incarnano questa esigenza. Allo stesso modo abbiamo bisogno di quelli che sentono il bisogno di un cammino in avanti, di un progresso, di uno sviluppo. Quindi benvenuti siano anche i progressisti. Il problema non sta in questi due atteggiamenti o orientamenti in sé. Il problema nasce quando queste esigenze legittime si accompagnano a presunzione, ignoranza, individualismo, esibizionismo, settarismo, anarchia, malignità. Personalmente sono stato inserito (come si usa fare) in gruppi Fecebook di entrambi gli orientamenti. In un gruppo “progressista”, il creatore-animatore stava ad accusare i dirigenti della chiesa in ogni modo possibile, anche perché il tono della loro predicazione non era così brillante e festaiola di quella che trovava in altre chiese portate ad esempio (che lui sia un uomo di spettacolo potrebbe avere influito sulla sua opinione). Ellen G. White veniva accusata di essere una malata mentale, una cattiva madre, una massone ecc. Per lui non contava il fatto, per limitarci a quest’ultimo caso) che Ellen White avesse esplicitamente criticato la massoneria e che non ne condividesse la fede e le pratiche, massone era e massone doveva essere. E non c’era possibilità di discussione e chiarimento. Se rispondevo ad una accusa lui ne tirava fuori un’altra e andava avanti. La verità che voleva predicare non era la verità dei fatti esaminata con serenità e completezza, contestualizzata. La verità la costruiva lui andando a spigolare anche lui su Internet e tra gli oppositori della chiesa, ma si vantava di essere un fedele membro “liberale” della chiesa che intanto distruggeva. Dopo un poco mi sono ritirato da quel gruppo. Non so se esiste ancora. Se è così mi dispiace per quanti vi partecipano. Su lato opposto, ci sono dei gruppi che pensando di incarnare il vero spirito profetico dell’avventismo e che stanno a parlare di come prepararsi alle persecuzioni finali, di come l’apostasia sia giunta ormai al culmine come dimostrerebbe tutto il male che riescono a raccogliere e pubblicare sui propri fratelli e sugli altri. Partecipano a questi gruppi anche fratelli buoni e generosi, desiderosi di fedeltà e di bene. Ma c’è il rischio anche qui di essere squilibrati, di credere e andare avanti per slogan che non diventano necessariamente più veri solo perché continuamene ripetuti. In genere sono persone favorevoli al complottismo internazionale, si sentono talmente oppressi dal male da non riuscire a vedere il bene che li circonda. Ed hanno bisogno di raccogliere denunce, accuse, critiche per alimentare la loro passione e il loro senso di appartenenza alla vera fede. Il complottismo politico ed economico viene qui trasportato all’interno della fede e della chiesa. E qui, si formano altri due gruppi: uno lotta per la fedeltà alla Conferenza Generale contro tutti i deviazionismi possibili che riescono a intravvedere; l’altro getta sfiducia anche contro la Conferenza Generale perché ormai il complotto avrebbe avuto così tanto successo che la chiesa sarebbe inquinata “dai Gesuiti” fino al massimo livello della sua dirigenza. Una delle massime vette di questi difensori della purezza è quella raggiunta da quanti accusavano il famoso nostro professore Samuele Bacchiocchi di essere una spia gesuita entro la nostra chiesa. La prova? aveva studiato presso una università gestita dai Gesuiti. Che poi Bacchiocchi abbia dedicato tuta la sua vita a difendere il sabato e tutte le dottrine avventiste, e che abbia fatto in giro per il mondo conferenze non benevole neppure sui Gesuiti, questo non conta: spia gesuita era e spia doveva doveva rimanere, senza possibilità di discussione: lo dice la sacra ideologia complottista! Dato questa infiltrazione corruttrice dei poteri forti del mondo dentro la chiesa, la conclusione è che bisogna prepararsi a vivere senza organizzazione, andando ognuno per conto proprio e formando dei piccoli gruppi che conservino pura la verità, naturalmente guidati da questi esempi di spiritualità e buon senso cristiano. Il mio appello, quasi certamente inascoltato, a quanti alimentano questi gruppi è di smettere. Potrebbero fare cose molto più belle e buone per il loro popolo. Spero sia ascoltato l’appello a quanti si avvicinano a questi gruppi con sincerità di cuore perché stiano alla larga dal canto delle sirene che attirano molto ma che poi ci fanno diventare schiavi. Preghiamo perché il Signore ci protegga dal male e non esponiamo noi stessi alla tentazione. Prossimo post: Il peccato originale di molti gruppi Facebook e di tanti animatori su Internet. PS. Leggo che domani 7 febbraio è la giornata dedicata ai ragazzi per la sicurezza sul web. Mi sembra che ce ne dovrebbe essere una anche per gli adulti, ma servirebbe se non si vuole imparare?
07/02/2017
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Nicolo Marcolin
il 18/07/2023 18:21:23
Stefano Paganello
il 18/07/2023 18:16:27
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